mercoledì 24 dicembre 2014

Mai più Senza

Doppio post, che l'altro giorno uno l'ho saltato...
Riflettevo su un tema di fondamentale importanza nell'economia culinaria nazionale, quali sono i tre primi cui non rinuncereste mai e poi mai, per nulla al mondo?
Quali sono quei piatti cui pensate insistentemente durante un lungo viaggio all'estero, che vi mancano disperatamente, che vedete passare davanti agli occhi nei momenti di fame assoluta?

Si dovesse parlare di primi, non avrei il minimo dubbio:
1. Amatriciana;
2. Cacio e Pepe;
3. Gricia (lo so, è una rivisitazione della prima se vogliamo...).

Si parlasse di secondi piatti:
1. Pizza;
2. Bistecca alla fiorentina;
3. Trippa.

Se invece dovessi pensare ai dolci, che adoro, li metterei in fila così:
1. Millefoglie con crema chantilly;
2. Gelato, tutti i gusti;
3. Sfogliatelle napoletane.

In generale credo non potrei vivere senza Amatriciana, Pizza e Bistecca, ma in questo rivendico del tutto il mio essere clamorosamente italiano, per non dire democristiano: Roma, Napoli e Firenze...più di così si muore.

Domani parto e se penso che starò 12 gg (mica una vita, 12 miserrimi giorni....) senza mangiare nulla di tutto ciò mi prende un velo di tristezza. Un velo è...poi penso a El Nido e passa tutto!

Stasera un film con cui sono cresciuto, dal motivo infestante e dalla trama geniale. Con degli attori che han fatto la storia del cinema.

La Stangata
https://www.youtube.com/watch?v=aq6LcqhMOq4

Master Mind

Domani è Natale.
Finalmente.
In qualche post di qualche giorno fa ho serenamente ammesso di amare questa festa, contrariamente a quello che io stesso pensavo.
Le condizioni al contorno però sono veramente difficili da buttare giù.
I soliti discorsi finto-buonisti di cui molti si riempiono la bocca.
Il caos lavorativo per la serie "il mondo finisce il 24 dicembre all'ora di pranzo", che ti porta a fare corse disumane, con conseguenti errori incontrollati ed incontrollabili.
Le code ovunque, a piedi, in centro, per le strade a qualunque ora del giorno e della notte. Persino al bar a fare colazione (quando raramente ci vado) trovi gente in terza fila a ordinare il caffè.

Da domani finisce tutto, comincia un limbo che dura fino al 6 gennaio, con il passaggio dell'angoscia di capodanno (la seconda domanda più odiata da tutti: cosa fai per capodanno?) quando poi si ricomincia con la solita routine.
Per fortuna vado via, parto domani sera per posti caldi e (si spera) soleggiati. Mi porto dietro un 2014 che non è stato affatto male tutto sommato, perchè è l'ora di finirla di dire sempre che l'anno ha fatto schifo, che è andato male, che non c'è nulla da salvare. 
In questo pessimismo cosmico non c'è niente di chic. Almeno non più, dopo averlo visto riproporre per decenni.
Allora grazie 2014, buon Natale a tutti e speriamo che vada sempre meglio. 
Ma ricordiamoci che perché vada meglio, in primis, c'è da rimboccarsi le maniche e faticare.

Ieri sera ho visto "L'amore bugiardo" (titolo bello, ma infelice perchè lascia intendere un film leggero alla Ozpetek, quando si tratta di tutt'altro...) e l'ampiezza dei meandri della mente mi ha ricordato un altro film che vi posto oggi. Abbastanza dimenticato, ma a me a suo tempo piacque non poco.

The Cell

martedì 23 dicembre 2014

Only your hat remains on

So che ieri non ho scritto ma sono giornate difficili, soprattutto lavorativamente parlando.
Scrivo due righe solo per ricordare un grandissimo personaggio che se n'è andato. Un personaggio che non era affatto pubblicizzato e considerato per il suo valore nel mondo della musica, anche storico.
Joe Cocker.

Confesso di averlo conosciuto tardi e nel modo più banale e popolare possibili, ovvero con quel pezzo di bravura musicale che accompagnò lo spogliarello di una giovane e bellissima Kim Basinger in "9 settimane e 1/2". Da allora però, incuriosito da questo personaggio e dalla sua mimica assai particolare, ho cercato di informarmi meglio, di ascoltare di più ed ho scoperto un mostro di bravura.
Uno che ha vissuto da protagonista quell'evento straordinario che è stato Woodstock.
Uno su cui la vista aveva lasciato dei segni indelebili, fisici e morali.
Uno a cui, almeno musicalmente, molti dovrebbero essere grati. 
Addio Joe, unchain our hearts.

Oggi posto un video che mi riporta direttamente a questo periodo, due anni fa. Quando stavo per visitare esattamente quei luoghi, con occhi incantati come quelli che loro hanno quando arrivano sull'isola, quando vedono quella stessa spiaggia. Credo che il film sia fin troppo sottovalutato, se vi va, guardatevelo.

The Beach


domenica 21 dicembre 2014

Volume Up/Down

Spesso penso sia soltanto questione di volume.
Ci sono situazioni in cui è richiesto, direi quasi dovuto, alzare il volume, un po' come quando lo stereo passa una canzone che ti piace e alzi indefinitamente, per goderti l'ascolto il più possibile. In queste situazioni tenere il volume basso potrebbe significare perdere dei pezzi, non godersi appieno una esperienza. Potrebbe voler dire che non si riesce a mantenere la schiena dritta, quando è l'unica cosa che si deve fare.

Ci sono invece altri momenti in cui è bene tenerlo basso questo benedetto volume, perché alzarlo non servirebbe a niente, perchè è il modo migliore per porsi e per rispondere. Il volume basso.

Date un po' voi il significato che volete a queste poche parole, ma credo che la differenza tra fare qualcosa (in più) di giusto o non farne affatto sia tutta in questa scelta: quando e come decidiamo di ruotare la "manopola" del volume a dx (alzare) oppure a sx (abbassare). Un gesto semplice, come lo sono tutti quelli che ognuno di noi compie ogni giorno, a volte inconsapevolmente, ma che determinano molte conseguenze.
Di come ci sentiamo e di come veniamo percepiti dagli altri.


Oggi metto l'inizio di un bellissimo film di Woody Allen, uno di quelli in cui lui recita e la sua gestualità, i suoi movimenti, la sua mimica facciale sono tra le cose che rendono il film degno di essere visto.

Io e Annie

sabato 20 dicembre 2014

Keep on movin'

Tanto per cambiare mi aspetta un w-e di quelli in cui hai più cose da fare che durante la settimana. 
Come al solito a rimetterci saranno le ore di sonno, destinate a ridursi drasticamente nella prossima notte, ma va bene così, mi riposerò quando sarò morto, l'ho sempre detto.

Del resto di tempo per riposare, per stare senza far nulla, volendo se ne trova sempre, basta fare una scelta, eliminare qualcosa qua, tagliare qualcosa là, rinunciare a questo, dire di no a quello. E poi ci si mette sul letto (sul divano? in poltrona?) e si sta lì a vegetare, godendo di un meritato riposo.
Peccato che, lo penso davvero, questo riposo sia veramente sovrastimato da tutti. 
La maggior parte delle persone che conosco non fa lavori fisicamente probanti, eppure professa una profonda stanchezza la sera, o arrivati al venerdì sera.
Vi credo, non ho elementi per controbattere e per non credere, ma siamo sicuri che non si tratti di stanchezza mentale e non fisica?
Siamo sicuri che spengere il cervello dormendo o guardando la TV (funziona, è innegabile) sia la sola soluzione? Personalmente sono abituato a distinguere la stanchezza fisica da quella mentale. Se una giornata di lavoro mi affatica la testa, credo non ci sia nulla di meglio per spengere il cervello e ricaricare le pile che una bella sudata. Sia essa fatta facendo sport, faticando per qualcosa che vi piace o facendo qualcosa d'altro (....).
Ognuno ha il suo modo di gestire e affrontare la stanchezza, talmente personale che non è standardizzabile, ma ho sempre pensato che stare fermi sia un atteggiamento sbagliato in qualunque situazione della vita, questo non è uno di quelli che fa eccezione. 
Se mai ne dovesse esistere uno.

Ora però vi lascio, che ho da fare. ;-)

Ops...devo mettere un film. Un film di una ironia deliziosa e irrefrenabile. Con battute e sketch talmente memorabili da farvi venire voglia di riproporli nella vita reale. Un film che però è anche capace di toccarvi il cuore quando meno ve lo aspettate. 

Quattro matrimoni e un funerale

venerdì 19 dicembre 2014

Ne mancano 7

Tra 7 gg me ne vado. Per poco certo, ma stacco. 
Eppure oggi mi sembra manchino millenni al 26 dicembre e a quel volo che mi farà atterrare in un paese da costume e infradito.

La gente sotto natale non è più buona. Sembra.
La gente sotto natale sclera e basta. 
Guida in maniera sconclusionate (più di sempre), affolla le strade a qualunque ora del giorno e della notte (ma io dico...ma non lavorate?) e, nonostante la crisi, spende e spande (con juicio certo, ma spendono eccome). 
L'economia deve girare, quindi va bene così, ma per un povero disgraziato come me che domani dovrebbe comprare un libro che pensate, andare in centro potrebbe essere l'ultima cosa che faccio?

Nel frattempo vi lascio con un altro film molto interessante, un film che (ma forse è una mia impressione) è celebre più per la maschera che per il contenuto ed il messaggio che lancia. Ed è un peccato, perchè nel marasma di film leggeri, americanate, spazzatura, un film che ha qualcosa da dire dovrebbe ottenere più risalto, soprattutto quando, come in questo caso, riesce a dirlo senza risultare noioso.

V per vendetta

You talkin' to me?

A volte le cose fuori contesto sono quelle che sembrano più adatte a certe situazioni.

A volte essere totalmente fuori luogo è l'unico modo per non uniformarsi, per non confondersi nel branco.
Essere un po' naif, un po' ribelli, anticonformisti e, soprattutto, un po' fuori di testa è l'antidoto alla conformazione, è la risposta di chi, poco o tanto che sia, vuole distinguersi.
Non importa il campo in cui lo si fa. La misura in cui questo avviene.
Non importa nemmeno spaccare il mondo, ognuno lancia un segnale, e visto quello che ci sta intorno, che questo segnale sia appena percettibile o sia forte e chiaro, sta a noi coglierlo. Se ci interessa.

Ieri non ho potuto scrivere per via del lavoro ma ora recupero, più tardi mi rimetterò in pari anche con la giornata di oggi...trovare film che mi abbiano veramente toccato diventa ogni volta una sfida affascinante e al tempo stesso poi mi si presenta davanti una scelta difficile.

Oggi, a proposito di "picchiatelli" ho un film che non poteva non essere inserito. L'interpretazione è travolgente. La sua carriera parla da sola, Robert De Niro.

Taxi Driver

mercoledì 17 dicembre 2014

Today is the day

Oggi è il mio compleanno. Credo che tutti quelli che leggono il blog, conoscendomi, lo sappiano, nonostante abbia giocato per mesi con la reale data di compleanno.

Non sono particolarmente legato ai compleanni nel senso dei festeggiamenti. Anzi, direi che non lo sono affatto.
Ma non posso negare di provare piacere, parecchio piacere, quando qualcuno, fosse banalmente dicendo (o scrivendo) auguri, fosse in maniera più elaborata e personale, ti cerca per dirti che si è ricordato di te. Che la sua giornata si è fermata anche solo per quei 5 secondi in cui ha realizzato che era il tuo compleanno e ha deciso di ricordartelo. 
Perchè sono fermamente convinto che a un certo punto, come diceva quel grande saggio che era mio nonno Tullio, degli anni bisogna scordarsene per vivere meglio, invece di tenere il conto.
Ma evidentemente quel momento non è ancora arrivato. A quel punto non ci sono ancora.

E allora grazie a tutti, vi lascio con uno spezzone che chiunque ha visto, ma che chiunque dovrebbe rivedere di frequente. Storia della cinematografia mondiale. Sua Maestà Stanley Kubrick.

Ricordate solo una cosa:

"Il pensare è per gli stupidi, i cervelluti si affidano all'ispirazione".

Arancia Meccanica

martedì 16 dicembre 2014

Momenti di trascurabile felicità

Le cose per cui vale la pena vivere sono tante. 
Pur immersi in un mondo che non funziona come vorremmo, in una società che va nel verso sbagliato, ci sono tante piccole cose per cui vale davvero la pena vivere. 
Non parlo delle grandi cose che, ognuno a modo nostro, potremmo inserire in una ipotetica lista.
Parlo di quei momenti personali, intimi e trascurabili se volete che ti mettono, seppur temporaneamente, di buon umore (leggete a tal proposito "Momenti di trascurabile felicità" di Francesco Piccolo).
Parlo di quando il tuo sguardo è attirato dal telefono che si illumina e ti è appena arrivato un messaggio che aspettavi, o semplicemente quello di una persona che ti fa piacere sentire.
Parlo di quando indossi un giaccone dopo molto tempo, metti le mani in tasca e trovi dei soldi rimasti lì non si sa come, non si sa quando. Non importa quanti sono. Sono soddisfazioni.
Parlo di quando ti infili sotto il getto caldo della doccia, magari dopo una giornata all'aperto, tutto infreddolito.
O di quando invece scarti un cioccolatino e lo mangi, o il primo boccone del tuo piatto preferito.
Parlo semplicemente di quando il venerdì sera stacchi da lavoro e ti aspetta magari un weekend lungo, di quelli con il lunedì festivo.
O di quando ordini qualcosa su internet e senti il suono del corriere che suona e finalmente ti recapita il pacco.
Parlo di tutti quei momenti per cui parlare di felicità sembra davvero uno spreco, ma sono quelli che ti fanno cambiare la sensazione di aver trascorso una giornata positiva, piuttosto che una buttata completamente.
Quei momenti che non passeranno alla storia, ma senza i quali non esisterebbe alcuna storia.
La nostra.

A tutti questi momenti dedico il film di oggi, del genio cinematografico più assoluto che ci sia, in piedi, tocca a Woody Allen.

Manhattan

lunedì 15 dicembre 2014

Asian Cowboy

Come promesso, arieccomi qua.

Stavolta parliamo di Asia, di questo continente enorme e vario. Che racchiude in sé usi, religioni, popoli, cucine e paesaggi talmente diversi che non basterebbe una vita per capirli e vederli tutti.

Ma facciamo un passo indietro. Il mio rapporto con l'Asia non è cominciato benissimo: da appassionato di Risiko, quando ero piccolo, detestavo questo sproporzionato continente, troppo difficile da conquistare, frazionato in "stati e staterelli" senza una fine. Se tra i tuoi obiettivi c'era quello di conquistare l'Asia era praticamente certo che non avresti mai vinto.
Sono sempre stato affascinato dalle americhe, forse per questa cultura che sentivo più vicina alla nostra, perchè, pur essendo varie nei luoghi e nelle popolazioni, mi sembrava che mantenessero una identità diversa. Più marcata, salvo alcune eccezioni.

Poi sono cresciuto, ho praticamente smesso di giocare a Risiko, ma soprattutto ho potuto visitare (sempre troppo poco per quel che vorrei) Nord, Centro e Sud-America e, allo stesso tempo, andare qualche volta in Asia (troppe poche volte per i miei gusti).
Le mie impressioni di bambino si sono ribaltate. Non tanto per l'antipatia con le Americhe, che ho apprezzato e apprezzo tutt'ora per molti motivi, quanto per l'amore sbocciato istantaneamente con l'oriente.
Si sente spesso parlare di mal d'Africa per chi torna da questo altro splendido continente, nel mio caso (ma vi assicuro che lo fa a parecchi...) si tratta di mal d'Asia.

Ovunque voi decidiate di andare sarà impossibile rimanere insensibili di fronte alle bellezze dei luoghi. Sarà soprattutto impossibile rimanere insensibili di fronte alla radiosità degli orientali. Ai loro modi di fare e alla loro apertura. Con tutte le diversità che il continente si porta dentro, senza voler affatto generalizzare, ma il contatto con l'Asia non si scorda facilmente, ovunque decidiate di andare.
Proprio per questo vi ho parlato oggi in termini tutto sommato positivi, della mostra fotografica cui ho assistito ieri: non tanto per la mostra in sé stessa, quanto soprattutto per quello che certe fotografie sono in grado di risvegliare a chi ha visitato certi luoghi. Anche se vedere gente rapita da alcune immagini pur non essendo mai stati nei posti rappresentati.
Probabilmente questo accade per immagini di qualunque posto abbiate visitato, quando un'altra persona le scatta e vi offre un punto di vista diverso a quel ricordo che gelosamente conservavate come vostro, vostro soltanto.
Si scopre che non si è i soli a "sorvegliare" il tesoro, e questo ci dà un senso di calore che, a me personalmente, non fa altro che mettere voglia di partire da capo. Sul momento.

E allora, ASIA sia. Devo solo aspettare 10 gg.

Lo spezzone di oggi lo dedico ad un film che con l'Asia non c'entra nulla, ma è stato il mio film preferito per anni, ancora oggi sono ammaliato dalla regia di Gus Van Sant. Peccato lo conoscano in pochi davvero.

Drugstore Cowboy

Anticipazioni

Si lo so, ieri ho saltato, ma non avevo un pc e non ho potuto aggiornare come avrei voluto. 
Scrivo giusto due righe per fare il pari con ieri e poi il post di oggi arriva stasera, con più calma e approfondimento.

Ieri sono stato alla mostra fotografica "Verso Est", non una cosa imperdibile, ma imperdibile è il racconto di questo ragazzo e dei suoi 4 anni via da casa, arrangiandosi, ma vivendo sempre dignitosamente e senza farsi mancare nulla (più o meno).
L'Asia è un continente straordinario che ti rapisce dal primissimo approccio e non ti molla più. 
Almeno a me è successo così.
Stasera vi parlo meglio di quello che intendo, intanto vi lascio il link del sito di Angelo Zinna (http://exploremore.it/) e vi garantisco che vi perderete tra queste pagine, se solo vi piace appena appena viaggiare.

Anche il film di oggi parla d'Asia, ma in maniera del tutto diversa. Se volete però anche questa è una esaltazione dell'oriente con una forte critica all'imperialismo occidentale. (link, il collegamento video fa i capricci...)

Nato il 4 luglio
https://www.youtube.com/watch?v=KQtNKVi9QLE

sabato 13 dicembre 2014

Il grande bluff

Oggi poco tempo.

Per tutto, mica solo per scrivere.

Ma ogni promessa è debito, allora giusto due parole di riflessione sulle maschere.
Ma non quelle di carnevale, quelle che chiunque, nessuno escluso, indossa in funzione degli ambienti che frequenta, delle situazioni in cui si trova. Del lavoro che fa.

Il problema è quando quella maschera la indossi anche nella tua vita privata. 
Quando anche con te stesso porti una maschera al punto da non sapere chi sei. O peggio, magari lo sai, ma non vuoi vedere.

Approfondiremo.

Oggi un film che io considero il vero capolavoro di Sorrentino, alla regia e di Servillo come interpretazione. 

Le conseguenze dell'amore

venerdì 12 dicembre 2014

Condividere - To share

Due giorni che mi trovo a scrivere all'ultimo tuffo, in tutta onestà per l'impegno che mi sono preso e voglio mantenere più che per un vero istinto a scrivere qualcosa.

Poi però mentre scrivo qualcosa esce sempre ed è un bene.
O un male, dipende sempre tutto dai punti di vista.

Riflettevo sulla smania di condivisione che ha colpito un po' tutti (me compreso, non sono certo escluso...) da quando i social network hanno preso il sopravvento sulla vita di ogni giorno (perchè è così, lo sapete vero?).
Il fatto è che, come sempre, la misura fa la differenza.
E allora non mi spiego quale sia il significato di far sapere a tutti cosa stai facendo in un determinato momento
(deve per forza interessarmi? o ti stai facendo soltanto della sana pubblicità? basta sapere dove ti devo collocare)

Non mi spiego perchè qualunque cosa fai la devi fare vedere a tutti
(anche qui: appagamento del tuo ego o ricerca famelica di consenso?)

Non riesco a spiegarmi cosa spinge a reclamizzare così tanto il tuo privato anche dove non richiesto
(forse tutti abbiamo bisogno del nostro momento di celebrità. questa sarà mica la via più breve per ottenerlo?)

In altre parole, quando, dove, come e perchè si è passati dal sano istinto di condividere qualcosa (nel vero senso della parola) a fare invece della promozione (che è il significato che condividere ha assunto in ogni social esistente).
Purtroppo (sennò non ero qui) non ho alcuna risposta a questi interrogativi. Aborro certi atteggiamenti ma è carattere, impostazione. E nonostante tutto so benissimo di caderci anche io a volte, motivo per cui so di poter benissimo essere incluso in questa analisi.

A ripensarci, una valutazione del genere posta da uno che ha un blog sembra a dir poco paradossale, se non fosse che questo blog è nato per il fatto esclusivo di liberare la voglia di pensiero che avevo/ho, ed è evidente che di pubblicità gliene ho fatta ben poca e non cerco come obiettivo la diffusione. Ma sono tutti discorsi, so che i fatti sono che ho un blog.
E condivido.

Con l'accezione nuova, of course.

Il film di oggi è uno dei miei preferiti in assoluto. Crudo, ben girato, con un po' di bianco e nero e un messaggio inequivocabile. In più, un attore di quelli straordinari.

American History X


giovedì 11 dicembre 2014

Enjoy

Oggi è una di quelle giornate in cui stare seduto alla scrivania, guardare fuori dalla finestra e vedere il sole e l'aria pungente mi dà noia. Mi dà noia perchè preferirei essere fuori a prendere freddo. A respirare un po' d'aria (leggi smog) piuttosto che a finirmi la vista davanti al pc.

Poi d'un tratto realizzo che è giovedì, il giorno libero delle badanti dell'est europa (ricordate, la nuova domenica!), che affollano frequentemente i giardini di via Baldinucci. Ah già, i giardini di via Baldinucci...
Chissà come si saranno divertite oggi.
Lì accanto c'è un cantiere e stamani mattina, mentre tornavo dal Comune di Prato, vedo gli operai fuori dal cantiere, appoggiati ognuno ad un albero diverso, pantaloni appena calati e intenti a farla all'albero. 

Di fronte alle badanti.

Di fronte a una delle banche che eroga più mutui di Prato.

Di fronte ad una pizzeria con viavai continuo di fornitori e simili. 

A pochi metri da una delle strade più trafficate della città.

Da lontano non capivo cosa stessero facendo...mentre rientro in ufficio uno mi fissa come a dire "Qui sei te quello anormale, io la sto semplicemente facendo su un albero davanti a tutti, in pieno giorno".

La decenza dove è finita?

Il film di oggi mi pareva l'unico da abbinare a questo squarcio di vita reale cui ho assistito oggi. Enjoy.

Trainspotting


mercoledì 10 dicembre 2014

Una poltrona per due

Giornata lavorativamente difficile che sembra non finire mai, ma come promesso trovo il tempo per scrivere.
Pensavo di non amare affatto il Natale, non solo per quello che si porta dietro. 
Il bello è che finisco gli anni il 17 dicembre quindi dovrebbe essere un periodo doppiamente lieto. Invece lo affrontavo sempre con un po' di sofferenza.

In questi giorni però, la presenza degli addobbi nelle strade, la filodiffusione per le vie del centro, la gente che popola negozi e esce nonostante il freddo...tutti aspetti che mi ci han fatto pensare a questo fatto che io e il Natale negli ultimi anni non fossimo in sintonia. 
Allora ho capito ed ho fatto pace con me stesso.
Posso non amare tutti i fronzoli e le frasi fatte che girano.
Posso non amare il buonismo forzato che dura al massimo fino al 6 di gennaio.
Posso non amare anche la folla che trovi ovunque vai (in certe situazioni è affascinante, ma quando sei di fretta...)
Posso non amare l'obbligo di fare regali e tutti gli aspetti consumistici che questi giorni si portano dietro.

Ma nonostante tutto non posso detestare il Natale, non posso detestate "Una poltrona per due" ed "Il piccolo Lord", non posso detestate l'aria di festa che, volenti o nolenti, contagia tutti.
Dicembre spesso (quest'anno meno) è il mese delle giornate brevi, fredde e soleggiate, di quelle giornate in cui il freddo ti buca la faccia ma il sole accorre a tamponare la ferita.
Io credo che se dovessimo mettere su una bilancia, razionalmente, tutti i pro ed i contro, nessuno mai potrebbe odiare questo periodo.

Oggi il video prende un film non troppo conosciuto, in cui un personaggio parecchio famoso dice la sua, come faccio io in questi post, sulle cose che gli stanno a cuore. Qui su una in particolare. (non mi fa caricare il video...vi metto il link!)

Il mio amico Eric
https://www.youtube.com/watch?v=eb6yVgwAzZU

martedì 9 dicembre 2014

La Mossa Kansas City

Lo spunto del post di oggi mi viene da una notizia di cronaca che sembra interessarmi direttamente. 
Sembra.

Ieri ascoltavo le notizie del tg ed è venuto fuori il servizio sul tifone Hagupit, che si sta abbattendo sulle coste delle Filippine. Ero a casa dei miei, il fatto che tra poco meno di 20 giorni parta proprio per le Filippine ha creato scompiglio nel bel mezzo di un tranquillo pranzo festivo.
Poco importa che le Filippine siano costituite da oltre 7000 isole, poco importa che il tifone abbia interessato solo alcune di esse, le più orientali. Poco importa che sia già stato declassato a tempesta tropicale, con venti a velocità dimezzata.
Il tifone si muove lentamente (e rimane perciò più tempo sulle zone colpite), ma è pur vero che consente anche una migliore prevenzione in questo modo. Si parla di migliaia di sfollati, ma sono persone che avrebbero rischiato la vita in caso contrario. Si parla di devastazione, ma non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella dello scorso anno. Non si dice che quando la tua casa è fatta da qualche lamiera accatastata è evidente che un tifone possa spazzare via tutto.
Sorvolo sulla diplomazia che mi ci è voluto per convincere i miei che non c'era alcun pericolo, che possono dormire sonni tranquilli (ma non lo faranno mai...almeno fino a che non torno...). 
Prendo spunto da questo fatto per allargare il discorso alla superficialità con cui il mestiere di giornalista, TALVOLTA, viene svolto.
Non parlo della faziosità di chi piega le notizie per dimostrare che il suo punto di vista è valido o più valido di altri. Non parlo dell'incapacità di chi è palesemente calato in un ruolo sbagliato.
Parlo di quelli che fanno i servizi, scrivono articoli, senza fare i dovuti approfondimenti, senza verificare una fonte, senza dare una notizia che sia una, ma solo buttando là sprazzi di informazione, possibilità, supposizioni, per riempire uno spazio. 
In certi casi davvero forse sarebbe meglio DO-RE-CIAK-GULP.

Il video di oggi è proprio collegato a quello che ho scritto. Avete mai sentito parlare della "Mossa Kansas City"? No? Ci credo, non se ne parla molto...

Slevin - Patto Criminale



lunedì 8 dicembre 2014

Stream of consciousness

Oggi dedico il post interamente al brano del film che segue.
È un brano che mi piace da matti, in un bel film, certamente non eccezionale però.

Ogni volta che lo rivedo penso alle capacità di Robin Williams, penso che non può essere un caso se alcuni dei monologhi più affascinanti della storia del cinema li ha interpretati lui. Non può essere fortuna di imbattersi in uno sceneggiatore bravo.
Non può essere solo quello.
Recitare è assolutamente questo, mettere qualcosa di assolutamente ed esclusivamente tuo in quelle parole che dici, facendo in modo che tutti pensino che nessuno avrebbe potuto dirle così, facendoti dimenticare che si tratta di finzione. Portandoti lì, di fronte a loro, come si trattasse di un dialogo tra persone reali.
E ti scopri a trattenere il fiato, a non deglutire per non rovinare il momento, per non interrompere quel flusso di parole che ti arriva in faccia come un pugno, un pugno di quelli che però fanno bene.

È la summa dell'atteggiamento positivo che, io credo, ognuno di noi dovrebbe avere. È una esortazione a non giudicare, MAI.
A non porsi su un piedistallo, che poi a cadere si fanno brutte figure.
È un invito a mettersi in gioco, sempre. Anche se può far paura, anche se può sembrare un rischio inutile.
È la dimostrazione che ci si può rendere vulnerabili, senza per questo apparire deboli, ma anzi, uscirne più forti di prima.
È la prova finale che a mostrarsi per come si è veramente, per quanto possa essere difficile, per quanto a volte possa fare male e possa sembrare non ne valga la pena, ma alla fine si vince sempre. 

Almeno con sè stessi, la cosa che conta di più in assoluto.

Will Hunting - Genio Ribelle

domenica 7 dicembre 2014

Non Capire

Ci sono alcune cose che non riesco a spiegarmi. Ci provo ma non le capisco e temo fortemente di essere profondamente limitato. Sono sciocchezze, cose da poco, ma credo che anche da queste cose si capisca che in questo paese c'è qualcosa che non va.

Non capisco perché in Italia i treni non viaggino di notte, costringendo, in certi casi, a pernottare la sera prima nelle città, per una insormontabile difficoltà negli spostamenti...
Non capisco perché nel costo della benzina vengano ancora inserite accise relative al vajont e a situazioni ancora più vecchie, roba che avrebbe del grottesco non facesse incazzare...
Non capisco perché tanti si incolonnino in auto per infilarsi nei centri commerciali dopo una settimana di lavoro. Anche quando il tempo non aiuta, saprei trovarvi decine di alternative migliori e certamente più stimolanti per la mente...
Non capisco perché si difendano le tutele di chi è protetto da una vita, mentre alcuni sono dimenticati da altrettanto tempo...
Non riesco proprio a capire cosa possa spingere una donna a fare culturismo...
Non capisco come si è passati da "menomale c'è stato il '68!" a "...è tutta colpa del '68!"...
Faccio fatica a comprendere chi non ha voglia o interesse nel viaggiare. Per me è una cosa vitale...
Non capirò mai chi è sempre incazzato, come se si vivesse meglio, come se un briciolo di serenità potesse far male...
Non capisco chi suona continuamente il clacson quando guida la macchina, come se i suoi orecchi godessero di quel suono celestiale...
Non voglio proprio capire quelli a cui non piace la Nutella. Ma come si fa?

Oggi tocca alla follia di un credibilissimo Christian Bale in American Psycho, film, ma prima ancora libro che ho adorato.

American Psycho






Rocknrolla

Ok, fino ad adesso abbiamo scherzato.
Questo w-e però, senza se e senza ma, è quello che scandisce davvero il conto alla rovescia per il Natale. In questo wEekend anche gli ultimi ritardatari fanno l'albero, addobbano casa, o semplicemente, visto il giorno in più festivo, cominciano a pensare ai regali di Natale. Io ovviamente sono indietro, senza idee, come ogni anno. Ma qualcosa salterà fuori, prima o poi. 
Adoro fare i regali, adoro però farli quando sono sorprese, inaspettati, quando puoi inventarti qualunque cosa, essere creativo, spaziare e sai che con ogni probabilità centrerai il risultato.
Fare un regalo quando l'altra persona se l'aspetta credo che tolga tutta la magia dell'atto di donare e toglie anche la naturalezza con cui chi dona si accinge a farlo.

La verità però è che in certi casi è l'unica occasione di pensare, materialmente, a qualcuno a cui vuoi bene e dimostrarglielo. Quindi accogliamo l'opportunità e andiamo avanti.
Detto questo, idee per i regali?
PS Piuttosto che mettermi a cercare regali, stamani ho pulito casa.

Mancano 19 giorni a Natale.
20 gg esatti poi parto e vi saluto, con o senza regali di Natale. 
Questo post era di ieri, ma qui è andato in pappa tutto...stasera ne arriva un altro!

Oggi un tratto di un film che adoro, di un regista che adoro. 

Rocknrolla






venerdì 5 dicembre 2014

Da una parte o dall'altra

Così alla rinfusa.
Cose che ci piacciono, il 5 dicembre 2014:

- lo schiaffo sul culo;
- fare sport, sudare e spengere il cervello...e poi farsi una doccia rigenerante;
- prendere le pozze ai lati della strada, con le ruote della macchina;
- beccare esattamente la canzone che volevi ascoltare alla prima, in una playlist random di spotify free;
- un concerto che attendi da tempo, in cui realizzi che la scaletta è esattamente come l'avresti voluta;
- la sensazione di piacere che provi sdraiato nel letto, appena spenta la luce, subito prima di dormire;
- il gusto pieno di una crepes alla nutella;
- l'urlo liberatorio quando segna la tua squadra;
- la sensazione che si prova quando si esce da un aeroporto, appena arrivati a destinazione (per me è qualcosa di molto simile a quello che prova un bambino la mattina di natale, appena sveglio, davanti ai regali alla base dell'albero);
- uno scherzo ben riuscito;
- usare un timbro, ha un che di liberatorio;
- un aperitivo in relax, dopo una intensa giornata lavorativa;
- le fonzies.

Cose di cui si farebbe volentieri a meno:

- la mandorla amara che immancabilmente becchi quando mangi frutta secca;
- la goccia di pioggia che ti entra esattamente tra il collo e quello che indossi...
- quello che ti frega il posto auto che avevi visto prima tu. Ma che fai scendi e vai alle mani?
- gli anziani che osservano i lavori stradali. E quelli in fila alle poste proprio quando ci sei te. Sono migliaia.
- i cani che abbaiano la mattina presto;
- il muratore che alle 8.10 sa di vino. A che ora ha cominciato?
- gli ecomostri;
- i bambini malati. Anzi no, quelli con lo sguardo triste. Spesso le due cose non devono per forza combaciare.
- lavorare. A oltranza.

Non me ne vengono altre. 
Oggi niente monologo, ma un pezzo di alta comicità e cinematografia tutte pratesi. 
Un orgoglio vero per chi si sente davvero parte della mia città. Francesco Nuti.

Donne con le gonne

giovedì 4 dicembre 2014

Lo spigolo tondo

I punti di vista sono importanti.
Lo sono talmente tanto che spesso dobbiamo sforzarci, anche se non ci va, di provare a vedere le cose sotto un'altra luce.
Farlo ti dà semplicemente una informazione diversa sulla questione, un modo diverso di affrontare le cose, o semplicemente ti fa capire che quella tua posizione arroccata e fiera non lo era poi così tanto.

Eppure, così a occhio, a me sembra che non siano poi tante le persone che provano a farlo, che cercano di affrontare le situazioni provando anche il punto di vista degli altri, accantonando per un attimo il proprio IO, o quantomeno sforzandosi di mettere al pari l'IO di qualcun altro. 
Poi ci sono quelli che lo fanno, beandosi di essere illuminati. Salvo poi continuare a portare i paraocchi come e peggio di prima, con la presunzione di avere la soluzione giusta.
Credo ci si sia passati tutti, almeno in qualche caso.

Ieri ascoltavo una canzone del trio Fabi-Silvestri-Gazzè, "Lo spigolo tondo" che mi ha dato da pensare su questo aspetto e ho deciso di farci questo post asciutto di oggi. Per chi non lo avesse fatto, ascoltatevi tutto l'album, ne vale davvero la pena.

Il curioso caso di Benjamin Button

mercoledì 3 dicembre 2014

Uno si, due no.

Allora oggi scrivo trafelato, di corsa per lavoro e quindi probabilmente sarà un post corto, ma non per questo spero meno forte.

Voglio parlare di chi pensa che a volte sia meglio commettere due errori, per ripararne uno.
Mi spiego meglio.
Sempre più spesso sento citare Fabrizio Corona come esempio del mal funzionamento della giustizia italiana, per via del fatto che si trova recluso, per non so quanti anni, mentre altri, colpevoli di colpe ben più gravi, A SENTIRE QUALCUNO, sarebbero ancora a piede libero.

Ora, noi siamo il paese dell'approssimazione, del sentito dire.
Siamo il paese dove traboccano i discorsi fatti tanto per fare, per passare il tempo, poco importa se quel che si dice è esatto o meno, poco importa dove e con che titolo si fanno certe affermazioni.
Ma chi lo fa per lavoro, male o bene retribuito, dovrebbe almeno porsi certe domande.
Dico questo perchè, nel caso di specie, spesso le persone già tacciate di colpevolezza hanno magari passato un solo grado di colpevolezza (non lo sapete come è fatto l'ordinamento giudiziario italiano? Eppure lo insegnano a scuola), ma si sa, siamo garantisti solo quando ci fa comodo.
Dico questo perchè in tutta sta situazione si dimentica sempre che quel buzzurro di Corona è stato condannato per aggressione a pubblico ufficiale, estorsione, ricettazione, frode fiscale, truffa e una sfilza di altri reati che dovrebbero venire i brividi a metterli tutti in fila.
Dovrebbero appunto.
Perchè per molti il SANT'UOMO è in galera per 4 misere foto e rappresenta il fallimento del sistema.

E io mi ci incazzo.
Si, mi incazzo perchè in un paese dove lamentiamo come uno dei maggiori problemi la mancanza di certezza della pena, poi si sollevano polemiche per l'unico che ci riesce di tenere, GIUSTAMENTE, dentro.
La gente (non tutta per carità) si incazza per quello che è dentro, mica per quelli che dentro non ci vanno. 
Ora dico io, ma che vi sembra un ragionamento di un cervello che funziona?

Il film di oggi è mediocre, breve e molto particolare. Ma i 3' finali di monologo sono una delle cose più belle mai ascoltate, per cui vale la pena vederlo tutto. D'un fiato.


The big Kahuna



martedì 2 dicembre 2014

Io, Me (senza Irene)

Oggi mi va di essere un pelo autoreferenziale e parlo di me.
Parlo di cosa sono oggi e di quello che credo avrei voluto essere.

Quando ero piccolo mi immaginavo, ancora prima dei 30 anni, in carriera, con un lavoro appagante ed una famiglia felice e numerosa (oddio numerosa...forse mi ricordo male...).
Ma non mi fraintendete, non era un sogno, nè una ambizione. Era solo una mia piccola previsione di realtà.

Quando si dice farsi dei film.

Mi sono reso ben presto conto che questa previsione di bambino era destinata a rimanere nella mia testa e ho cominciato a spostare più avanti l'età, fino a quando non mi sono reso conto che magari non era quella la mia strada. 
Ovviamente ancora ignoro quale sia, ma credo sia il bello della vita, non sapere che percorsi segue, svoltare improvvisamente e inaspettatamente, sbagliare strada e tornare indietro, godere delle proprie scelte e mangiarsi le dita per una decisione presa, magari non proprio azzeccata.

Ho 37 anni, la barba è bianca per larga parte, ho molti meno capelli di prima (ma ancora reggono, siano santificati!!) e nonostante sia lontanissimo da quell'idea di me adulto che avevo da bambino, nonostante ancora mi senta un elefante in una cristalleria ogni volta che entro da Prenatal e negozi simili, nonostante tutto questo sono contento di quello che sono diventato.
Contento certo, non appagato. 
Si può sempre migliorare, si può sempre dare una svolta (in qualunque ambito) che contribuisca a cambiare in meglio quello che siamo. Poco o molto non è così importante.
Conta rimanere in movimento, non appiattirsi, non considerarsi arrivati, non ritenere di aver già fatto tutto quello che dovevamo. 
Non credo che proverò un tale senso di appagamento nemmeno a 80 anni, sempre se c'arrivo.
Ma del resto per riposare, fisicamente, ma soprattutto mentalmente, c'è tempo dopo morti no?

Il video di oggi segue questo filone, è una introspezione sotto forma di monologo allo specchio di quello che è il mio attore preferito, buona visione, se ancora non lo conoscete.

La 25° Ora

lunedì 1 dicembre 2014

Extras

In Nepal si usa pagare utilizzando la sola mano destra, mentre la sinistra va a toccare il gomito destro...
Lo yo-yo deriva il suo nome da una parola filippina che significa "tornare indietro"...
In India la mano sinistra non è utilizzata per mangiare in quanto considerata impura, infatti viene usata per l'igiene personale...
Gli uomini in Perù sono soliti bere da un solo bicchiere quando si trovano insieme, passandoselo di volta in volta...
Il Respiro del Drago è il più grande lago sotterraneo del mondo e si trova in Namibia...
In Indonesia gli sposi non possono andare in bagno per 3 giorni dopo il matrimonio...
L'Alaska è stata acquistata dagli USA comprandola dalla Russia per 5 centesimi l'ettaro nel 1867. All'epoca parve una follia.
Il Guatemala è il principale fornitore di caffè delle catene Starbucks. 

Tutte notizie inutili, curiosità di cui potreste benissimo fare a meno, come del resto questo blog, in cui sporadicamente verso qualche pensiero, delle considerazioni o semplici cazzate che mi va di condividere. 
Ma se togliete gli extra dalla vostra vita cosa rimane? Se togliete tutto quello che arbitrariamente decidete di aggiungere per il vostro gusto o piacere personale, quella che rimane vi sentireste di dire che è una vita che vi rappresenta?
Io credo che la risposta la sappiate già tutti.

E questo non significa che questo blog debba diventare indispensabile, ma chissà...

Siamo entrati in dicembre, -24 al Natale 2014.

Oggi inizio col botto, con un dialogo che potrà sembrare smielato ma credo ci stia davvero bene. Sempre.
Vi presento Joe Black