giovedì 25 luglio 2013

A bollore!!

Allora io vorrei sapere se è il caldo che dà alla testa alla gente o se son proprio briachi fissi anche a dicembre...
Tra quelli che guidano che sembrano cinesi, quelli che al supermercato ti superano col carrello per arrivare prima alla cassa, magari dandoti anche una sportellata, quelli infine che in palestra la doccia non se la fanno anche se gocciolano di sudore (ma a casa che avete tutti la jacuzzi?O siete troppo superiori per mescolarvi?)...non si ripara! Allora sai icchè? Si riparte, con le cose che ci gustano e quelle che la fanno prendere male, malissimo!

Pollice su:

- la birra rossa ghiacciata: oh, se poi la vi piace bionda, scura o bianca va bene lo stesso, ma con questa temperatura, anche se decidi di stare in casa, nel momento in cui ti arriva un messaggio: "Birretta stasera?" già sai che dire di no non è una opzione. Esci. E la birra diventano inevitabilmente LE BIRRE. Così una onesta serata casalinga si trasforma in una tragedia per la mattina seguente a lavoro. Ma a noi piace così;

- il temporale estivo, ma non quello che dura 3' netti e poi fa ribollire tutto. Quello bello potente che dura almeno una mezzoretta, che quando è finito senti che c'è una bella arietta fresca e sai che la notte dormirai senza problemi. Insomma quello che ora vedo dalla finestra qui...

- le ciminiere di Prato, ormai in disuso e rivalutate come "monumenti" storici, tributo all'operosità pratese...contribuiscono a formare uno skyline particolare, uno skyline pratese di cui dobbiamo andare orgogliosi;

- il Corinto Miliotti: perchè chi non lo ha mai vissuto non può capire...è roba che vorresti giocarlo ogni settimana...

Pollice verso:

- l'aria truce dei gommoni in palestra: io questa la devo capire, non si capisce se insieme alle bombe prendono anche dei farmaci che fanno venire le paresi al volto. Tutti quelli grossi che frequentano le palestre (a pensarci bene tutti quelli grossi, punto) hanno il volto cupo, paiono incazzati col mondo ed in particolar modo con voi che gli state davanti. Ma ridete porca puttana che a incazzarsi si è sempre in tempo!

- i poveri, schiavizzati e sottopagati dipendenti dei call center delle compagnie telefoniche, di enel energia e similari. Che, poverini, lo so che devono lavorare e son esseri umani come te, ma quando chiamano 800 volte al giorno, negli orari più improbabili, parlando in accenti che vanno dal Kazako di montagna al Crotonese stretto, a quel punto potresti impalarli con le tue mani, sottoporli alle torture più cruente. Io sono in realtà passato alla fase zen, come dico pronto e mi partono con il solito discorsino gli riattacco SERENAMENTE in faccia.

L'è arrivato Caronte, qui c'è bisogno di ferie!!!

Franz Ferdinand - Love Illumination

venerdì 19 luglio 2013

Milano, ma con juicio.

Andare a vedere i Depeche Mode a Milano. Suonano a S. Siro.
Una cosa che 8 mesi fa sembrava tanto normale da comprare i biglietti di corsa, per giunta nel prato.
Poi la data del concerto si avvicina, decidi, insieme ai compagni, di andare e tornare con un servizio di autobus appositamente creato per l'evento (alla modica cifra di 60 €, ladri patentati). Peccato che l'autobus parta la mattina alle 10 da Firenze per arrivare 1 ora prima dell'apertura dei cancelli...

Sul pullman spareresti al 50 % dei presenti, ma cerchi di controllarti, dopotutto ti aspetta una giornata a Milano ed un bel concerto. Fatta la coda in A1 di rito, finalmente arriviamo a Milano. Nemmeno il tempo di scendere e siamo già alla fermata della metro a respirare aria buona pronti per il primo "evento" della giornata, "La collezione Netter - Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti", a Palazzo Reale. La mostra è bella, il nugolo di studentesse australiane 22enni che ci circonda probabilmente è anche meglio e rende assai difficile apprezzare un quadro con un ritratto o una natura morta (ma anche un nudo) quando accanto hai una giovane vestale che addosso ha al massimo 3 euro di tessuto. L'impresa è ai limiti del titanico ma ci riusciamo, grazie alla audioguida con contributi di Corrado Augias, che raffredderebbe la temperatura anche ad un mandrillo in calore ed all'aiuto delle caramelle Ricola che sponsorizzano l'evento...

Sullo stesso piano espone Gianni Berengo Gardin, fotografo straordinario dal repertorio quanto mai vario (il vero motivo per cui sono voluto venire in centro prima del concerto). Troviamo il tempo per fare un po' di foto idiote nei saloni vuoti del Palazzo e finalmente entriamo alla mostra: non c'è praticamente nessuno, la sorvegliante è talmente contenta che ci farebbe anche rubare una fotografia se le promettiamo che rimaniamo un po' di più...
E' un peccato che sia poco pubblicizzata perché sfruttando la vicinanza di Modigliani si potrebbero accendere i riflettori su un artista-fotografo le cui foto sembrano parlarti, non sono mai banali e riescono a centrare sempre il concetto, che si parli di lavoro, comunità Rom, baci etc etc. Andate a vederla, ne vale la pena.

Terminata la parte culturale e fatti due passi tra il Duomo (in cui entriamo...) e San Babila uno potrebbe anche tornare verso lo stadio. 
Potrebbe.
Ci incontriamo con un'amica di Franco, a Milano per un'esame all'accademia di Brera, e mia cugina, l'avv. Mazzetti (!). Parte il primo Campari in corso Venezia. Acqua. La cosa migliore da fare è andare a vedere i Fenicotteri, scattare due foto col tipo "Non sono comunista" e incontrare Costantino della Gherardesca.
Si perchè in centro a Milano c'è una villa con un giardino in cui passeggiano liberamente una decina di fenicotteri rosa. Bellissimi quanto stronzi. Si spulciano stando su una gamba, mi chiedo come la selezione naturale abbia lasciato indenni questi buffi animali, a maggior ragione non capisco come possano vivere a Milano, in mezzo alla neve invernale....evidentemente hanno la pelle dura...

Secondo aperitivo: la terrazza sul Duomo è riservata per un evento privato, ci accontentiamo di un tavolino vista piazza in cui ci servono 3 spritz troppo annacquati e 4 crostini di cui abbiamo una tale pietà che li lasciamo sul tavolo una vita prima di assaggiarli. La quantità di modelle russe, brasiliane, ucraine che ci sfilano accanto è imbarazzante. Milano ha degli effetti collaterali a cui non ci si abitua mai.
Alle 20,00 gonfi di stanchezza ed alcol, decidiamo che forse è l'ora di tornare a San Siro. Un giro in metro e siamo dentro lo stadio. In effetti eravamo partiti per vedere i Depeche Mode, forse sarà il caso di entrare.
Siamo fortunati, Dave Gahan e Co. escono alle 21.10 e cominciano a suonare in un San Siro gremito come già per gli U2. Seguono quasi 2 ore e mezzo di concerto tiratissime, senza nemmeno 5' di pausa. 
Fanno qualcosa di nuovo, ma soprattutto suonano tutti i loro vecchi successi che ognuno di noi aspettava: Walking in my shoes, Personal Jesus, Enjoy the Silence, Precious...ed il boato quando arriva Just can't get enough...

Bellissimo, sul palco straordinari e generosi (sospetto che Gahan sia stato concepito sul palco da quanto si muove naturalmente) e senza fronzoli inutili (ho molto apprezzato l'assenza di inutili urli "Milanoooooo", "Italiaaaaa"...del resto mica sono i Negramaro questi....). Tanta roba, se potete andate a vederli a Roma, valgono tutti i soldi spesi. Che per inciso sono stati un botto....

Piccola chiosa finale per i partecipanti al concerto. Posso sorvolare sulla Cougar inguardabile che crede di avere appeal su Dave Gahan (lo ha visto nel backstage in accappatoio...la prossima volta succede un casino...si, aspetta altro che te!), sorvolo sul 50enne infoiato con corona, mantello e adesivi DM ovunque, ma sul gruppetto di bauscia milanès di fronte (che paiono invero 100 % naples) e sul gruppetto sfasciati non posso e non voglio sorvolare.
Bauscia milanès: sono in 4, una donna con più plastica addosso di una imballaggio delle Lamette Gillette. Tacco 10 (minimo) che, si sa, per assistere ad un concerto nel prato è indicatissimo. Abbigliamento da corteggiatrice di uomini e donne e trucco in linea col personaggio. Espressione per la serie "Sono porca ed è un vanto!". Gli uomini però, se possibile, sono ancora meglio: c'è il finto Brignano, camicia con colletto 3 bottoni, bretelle e stan smith ai piedi. Balla come fosse al Tocqueville e anche se non conosce una canzone si atteggia ad esperto mondiale; poi c'è lo skipper, panta corto, polo d'ordinanza e occhiale da sole che non toglie nemmeno a mezzanotte. Deve avere una paresi in faccia perchè ha un sorriso ebete che non gli va via nemmeno quando gli rovesciano la birra addosso. L'ultimo, ma il più grande di tutti, è il capobanda: sneaker alta moda ai piedi, pantalone a sigaretta rosso fuoco, camicia a maniche corte (aborro) talmente slim fit che respirare diventa un'impresa (ovviamente quasi tutta sbottonata), si girà più volte verso gli spalti alzando le braccia e annuendo come se fossero tutti lì per lui, mica per i Depeche Mode. Ma il top lo raggiunge quando in perfetto milanese esclama, in un momento di euforia: "San Siro 2013, ANCHE NOI QUI!". Monsieur de La Palisse, Chapeau.

Il gruppo sfasciati è molto più mainstream a dire il vero: sono talmente fuori che non si accorgono di chi hanno intorno. Quello messo peggio importuna la Pinina e la Mandy ripetutamente e nonostante loro lo prendano a male parole (e sappiamo che ne sono ampiamente capaci) non demorde. L'amico la prima volta viene a riprenderlo, ma visto che non ci riesce prova anche lui a spalmarsi su una delle suddette. Ovviamente senza successo. Per scritto non rende molto, ma la scena di cui si rende protagonista quando mi chiede permesso smascellando per andare a provarci è stata epica. Barcollando riescono a finire il concerto, ma le ultime 10 canzoni le poteva cantare anche Gigi D'Alessio per loro, era secondario.

E' proprio vero....MILAN L'E' UN GRAN MILAN!

Depeche Mode - Soothe my soul

lunedì 1 luglio 2013

Di notte si va a letto. Stoppe.

Questo post è di quelli che ti urgono e che hai voglia di scrivere proprio. Vorresti avere materiale per scriverne sempre, per cui perdonatemi se, magari, sarà un filo troppo lungo, ma vi assicuro che ne sarà valsa la pena (almeno spero!).

Oggi scrivo dell'ultimo weekend di trekking trascorso, con la notturna Portafranca - Abetone. Chiamarla Odissea non sarebbe irrispettoso nei confronti di Ulisse.

Il manipolo togato si riduce a 5 aficionados (Io, Franco, il geom., Barton e la Baroncia) che, radunati alla stazione, partono alla volta di PRACCHIA. Arriviamo a Pracchia che non sono nemmeno le 15 di sabato: incrociamo subito altri 4-5 escursionisti e qui avremmo dovuto capire il weekend che ci aspettava. Anziché raggiungere il rifugio da cui sarebbe partita la notturna a piedi stanno attendendo la navetta che li trasporti comodamente... Facciamo per scambiare due parole di cortesia come si usa tra persone che si accingono a fare la stessa cosa e a passare del tempo forzatamente insieme. Quando chiediamo della navetta rispondono piccate che "c'è posto solo per 6 persone in tutto!". TRANQUILLA SIGNORA NON LE RUBIAMO IL POSTO. Ovviamente ignorano dove sia il sentiero per andare a piedi. Attendiamo la navetta per chiedere a quello che guida, del CAI PT, dove si attacca il sentiero: la risposta sconcertante è "Ah io non lo so!".

Nel dubbio tra incazzarsi e prenderla sul ridere decidiamo di "visitare" Pracchia per cercare un bar aperto e fare uno spritz prima di partire: niente, tutto deserto! Troviamo solo uno pseudo bar della misericordia con il banconiere che ci guarda come dementi quando parliamo di spritz. Va bene, ci faccia 5 campari con vino bianco. Per non passare male prendiamo anche una bottiglia di vino e paghiamo. Nel frattempo abbiamo chiesto indicazioni a 4-5 persone per sapere che strada dovevamo fare: ognuna ce ne ha dette una diversa...

Troviamo da soli il sentieri e qui la faccio breve: 3h e 40' di salite massacranti allietate dal rumore della pioggia (che non ci bagna, le abetaie sono talmente fitte che non passa niente!). Menomale il tipo del CAI di Pt all'iscrizione ci aveva detto che era una "passeggiata" da poco...sulle 2 ore di cammino. 

Arriviamo al rifugio consci di dover lottare per un posto, visto che al momento dell'iscrizione ci era stato + volte ribadito che il posto dentro per cenare era esaurito e che avremmo dovuto consumare il nostro pasto fuori. Ma che diamine, fa un freddo boia, piove e abbiamo camminato quasi 4 ore (solo noi, gli altri tutti riposati...), se la parola RIFUGIO ha un significato, ci faranno entrare!
E infatti ci fanno entrare, ma forse era meglio se restavamo fuori: modi a dir poco scortesi, continue sbuffate perché "eravamo sempre in mezzo", non solo noi. Ci credo, la stanza sarà 10 mq e siamo in 15, mi devo spalmare sul muro? Dopo sbuffi e battutine in ripetizione parte la bambola e litighiamo col gestore volontario che, come fosse proprietario di tutto, si intenderebbe anche di buttarci fuori. Si, hai voglia, come no.

Io schifato esco e trovo il modo di discutere con quella che sarebbe stata la nostra guida per la nottata: a suo dire noi non saremmo escursionisti. NOI. Invece il manipolo di minorati che cena in silenzio con gli occhi nel piatto (parevano alla mensa dei poveri) e che impiegano 10 ore per percorrere poco più di 20 km sono escursionisti. Se questi sono gli escursionisti nel pistoiese sono lieto di non esserlo. Trascorriamo tutto il dopocena nel "sempre aperto" del rifugio (la stanza con accesso dall'esterno che rimane appunto sempre aperta pronta ad accogliere chi ne ha bisogno per ripararsi). Conosciamo dei ragazzi bolognesi ed altre persone con cui facciamo amicizia e anche loro ci raccontano che sono usciti perché avevano discusso col gestore prima del nostro arrivo: hanno acceso il fuoco nel piccolo camino che c'è e, complice l'alcol e le cazzate passiamo il tempo che ci separa dalla partenza con loro. Più che un sempre aperto sembra un posto per le messe nere, ma al momento ci basta e avanza. Nel frattempo gli altri partecipanti sono a letto a riposare.

Arriva finalmente l'ora della partenza, le 00.30, ci prepariamo e usciamo. Fa un freddo che non è umanamente comprensibile, ma confidiamo nel fatto che camminare ci riscalderà. Dopo poche centinaia di metri arriviamo sul crinale e ci sferza un vento gelido che rende la temperatura percepita ancora più rigida. In più, come ogni notturna, devi camminare guardando dove metti i piedi per evitare di cadere, soprattutto visto e considerato che siamo su un crinale e se finisci di sotto non ti trova più nessuno.
Camminiamo per ore in queste condizioni, il freddo, se possibile peggiora. Arrivo ad avere addosso maglia tecnica a manica lunga, pile, piumino smanicato e k-way insieme a paracollo e guanti (i pantaloni corti sono un must...) e continuo ad avere un freddo bestia.
Ovviamente l'andatura ci mette del suo: andiamo pianissimo in modo tale che, anche volendo non riesci a scaldarti col movimento e in più ogni 3x2 vedono bene di fermarsi. Vi assicuro che stare fermi al freddo col vento che tira da tutte le parti non è una sensazione piacevole, soprattutto alle 4 del mattino.

Finalmente albeggia e noi, stupidamente, pensiamo che con la luce si sarebbe aumentata l'andatura. Poveri illusi. Se possibile si va ancora più piano (sai, c'è gente stanca......ma che è un pellegrinaggio???). Buttiamo giù anche questa e stiamo nel gruppo fino all'ultima salita, l'ascensione al "Libro Aperto", 1967 metri. La genialata è fare una sosta nel punto più scomodo di tutti alla base della salita, per mangiare. In diversi cominciano a sbuffare, fermarsi per mangiare prima della salita è roba da mandare tutti in culo e tirare diritto da soli. Ripartiamo velocemente sulla spinta di un po' di camminatori stufi, facciamo la salita (bellissima, lunga e parecchio tosta) e, appena scesi......SOSTA! Di nuovo! 
Non ci facciamo prendere dallo sconforto, mangiamo e ci mettiamo a prendere il sole, sono le 7.15 di mattina e abbiamo circa 15 km nelle gambe più di tutti gli altri per la camminata pomeridiana. Dopo 45' circa alleluja, si riparte: i segnali indicano 1h all'abetone, è tutta discesa. In cuor nostro esultiamo, è finita anche questa...nemmeno il tempo di partire, dopo 3 minuti sono 50 metri indietro. Ci guardiamo in faccia e decidiamo che ci siamo rotti le balle di questa andatura da RSA, soprattutto adesso che il sentiero è uno e non è pericoloso. 
Partiamo del nostro passo (nulla di clamoroso...) e alle 09.00 siamo in piazza all'Abetone. Il gruppo arriva alle 09.55, roba da Guinness dei primati!

Il capocomitiva ha anche il coraggio di dirci che "il prossimo anno potete farla da soli" con tono polemico...la presenza di carabinieri e guardie private di sicurezza impedisce alla situazione di peggiorare ulteriormente.

Ma non finisce qui: l'autobus per tornare alla stazione di Pt parte alle 10.25. Saliamo ordinatamente e prendiamo posto. A San Marcello Pistoiese, complice la contemporanea Pistoia Abetone, sull'autobus non entra più nemmeno uno spillo e la situazione diventa insostenibile. 2 ore e 20' per fare il tragitto Abetone - Stazione di Pistoia. Tempo reso migliore dalla presenza di personaggi che hanno allietato il "viaggio". 
Come non parlare di CODA, splendido esempio di tamarro italiano che sale con moglie e figlio, coda lunga sulla schiena ma sulla testa otto capelli di numero, in bocca 4 denti (a essere generosi) e tatuaggi fatti in galera (brutti così non li puoi aver fatti in altro posto...); poi c'è MC, il maestro di cerimonia, marcatissimo accento del sud (si capisce a malapena quando parla) fa lo splendido con tutti, sale sull'autobus e dopo 8 secondi di numero già sta organizzando la rivolta contro la calca; il passo successivo è quello di far girare la voce di un secondo autobus vuoto dietro il nostro in modo da far scendere la gente e stare più larghi. Non ci crede nessuno.

Riusciamo ad arrivare alla stazione di Pt ma sappiamo che non è finita: il primo treno per prato passa 40' dopo e quindi vai con l'attesa...poi finalmente il treno arriva, salutiamo affettuosamente CODA che viene fino a Prato con noi (non avevo dubbi) e andiamo a casa. 

Credo che avrò sonno per i prossimi 6 anni.
Credo che non vorrò mai più vedere il CAI di Pistoia nemmeno da lontano.
Credo che col trekking ci si possa rivedere a settembre.

Marilyn Manson - Sweet dreams (are made of this)