giovedì 27 marzo 2014

Appunti di viaggio

Mi è venuto un pensiero strano ed estemporaneo. 
Non so come, mi son messo a pensare al famoso discorso

"Cosa faresti se vincessi la lotteria?"

Non parliamo di cifre. Parliamo di una vincita che ti fa smettere di lavorare, di roderti il fegato, che ti consente di fare tutto ciò che ti è sempre piaciuto.
Cosa fareste?

Al di là di tutti i discorsi facili che si possono fare, mi sono messo a pensarci seriamente.
Non mi pare una questione poi così scontata. Intendiamoci, averne di certe "questioni".

Sappiamo benissimo però che non sono rari i casi di multimilionari che sperperano e si ritrovano improvvisamente al verde (e magari con debiti), senza nemmeno essersene resi conto.

Li investireste?
Aprireste una attività che avete sempre sognato?
Fareste il giro del mondo?

Io non avrei nemmeno un secondo di dubbio. La mia prima attività sarebbe viaggiare. Non credo che cambierei totalmente le mie abitudini di vita, probabilmente continuerei a lavorare, riducendo certamente impegni ed orari, ma lo farei comunque. Ma il primo passo sarebbe viaggiare.

Non vorrei farlo in resort extra lusso, con comodità ed in posti "comuni".
Vorrei avere la libertà di prendere il mio zaino, riempirlo di un po' di tutto e andare in aeroporto. Scegliere il volo che mi ispira di più, presentarmi al banco della compagnia aerea e acquistare il biglietto. E fare così per ogni altro spostamento, deciso di getto, mi venisse voglia di fare.

Senza limiti di tempo. Senza decisioni prese e studiate con anticipo. 
Solo con la voglia di conoscere, osservare, imparare.
E non si conosce, non si osserva (se non poco), non si impara, stando in un resort lussuoso serviti come regnanti. Si conosce, si osserva, si impara, stando a contatto con la gente, rallentando i ritmi e mettendosi al loro stesso livello.

Questo è quello che vorrei fare, toccando posti molto noti e posti sconosciuti. Piccoli villaggi rurali e grandi metropoli. Andando dal caldo più asfissiante al freddo pungente, solo per curiosità. 
In un modo o nell'altro, questo mondo è talmente grande che cercherò di vederlo il più possibile. 
C'è una sete che non passa mai. Il viaggio è un po' come l'acqua salata che disseta sul momento, ma poi ti mette ancora più sete di viaggiare. Solo che di acqua salata si può morire, mentre viaggiare è vita.

E voi cosa fareste?

Jamiroquai - Virtual Insanity



venerdì 21 marzo 2014

Il Marchese del Grillo

Scrivo raramente di calcio perchè mi conosco.
Conoscendomi so che mi farei prendere la mano e questo blog diventerebbe assolutamente monotematico.
Parlerei di calcio per ore (come parecchi in Italia) senza che alla fine ovviamente si sia giunti a niente, solo per il puro piacere di confrontarsi, parlare, accapigliarsi.

Oggi scrivo dopo un ottavo di finale di Europa League che per molti è parso una finale.
Lo riscrivo, ottavo di finale.
Perchè nonostante sia gobbo a livelli inverosimili, nonostante si sia vinto senza se e senza ma, volevo ricordare che si tratta di un ottavo di finale. Lo volevo ricordare a quella parte di firenze che stamani si è svegliata (male) realizzando che "era solo un ottavo di finale!" quando fino a ieri era la finale di coppa del mondo.
Ancora 16 squadre erano in competizione, un po' troppe per esaltarsi, dopo una partita di andata pareggiata (nemmeno vinta, pareggiata) con ancora 90' da giocare.
Eppure a firenze (e dintorni) non si parlava d'altro da settimane. Addirittura definita dai più la partita del secolo. Avessero superato il turno, dopo il 4-2 del campionato, sarebbe stata un'annata quasi perfetta (quasi, la sconfitta allo Stadium conta poco o niente...). Poi alla fine quello che vinci è secondario, l'importante è bearsi della vittoria con gli odiati rivali.

Il passaggio del turno della Juve mi garantisce mesi di relativa calma (solo relativa, perchè qualcosa per cui sacrificarti lo trovano sempre....LADRI!), in confronto alle settimane di passione che mi e ci sarebbero toccate in caso di eliminazione anticipata.
Io preferisco godermi questa vittoria senza grossi proclami, senza sfottò troppo marcati, in stile quasi sabaudo, pensando che era un ottavo di finale e che se vogliamo rendere la stagione SUPERSTRAORDINARIA (cit.) dobbiamo alzare la coppa e STRAvincere il campionato. 
Vincere aiuta a vincere, e c'è una Champions League da onorare il prossimo anno, sicuramente di più di quanto fatto in questa stagione, attraverso investimenti mirati e atteggiamenti mentali ben differenti. 
Per la Juve, ed i suoi tifosi, è così. Si vince, si gioisce, ma il giorno dopo si pensa al nuovo traguardo, senza guardarsi troppo indietro e glorificarsi per effimere vittorie di tappa.

Mi viene in aiuto un gobbo come me, che su facebook adatta le parole del "Marchese del Grillo" di Sordi:

" Noi siamo noi e voi non siete un cazzo!"

Con sobrietà ed efficacia tutte romane. 

Tenetevi queste parole e portatele a casa, così come avete portato quel 4-2 con cui avete prodotto merchandising come fosse la vittoria di un mondiale per club. Quel 4-2 che ha avuto l'unico effetto di dare il via a 12 vittorie consecutive in campionato, ma che voi celebrate da mesi ormai.
E pensare che Matos stava per fare il 5-2.

mercoledì 12 marzo 2014

PRATO

Amo la mia città, Prato.
Lo dico adesso, in questo periodo nient'affatto facile che si trascina da troppo tempo.
Lo dico adesso, ma non ne ho mai fatto mistero.
Amo Prato per tutto quello che è, nel bene e nel male.
Nei discorsi boriosi di chi si riempie la bocca citandola, ed in quelli disgustati di chi la porta ad esempio da cui guardarsi. 
Le due cose non si possono scindere, nè oggi, nè mai. 
Prato è tutto il pacchetto, prendere o lasciare. Lo è sempre stata, prima che arrivassero gli immigrati e che la situazione degenerasse. 
Prato è sempre stata capace del Poggio, ma anche della Buca e forse la amo proprio per questo suo modo di essere "umana".
Prato è via Pistoiese con le sue insegne in cinese, i volantini attaccati sui muri e l'odore di fritto che non se ne va.
E' l'ex ippodromo, un polmone verde in mezzo alla città, coi tossici di notte e i bambini con i nonni a passeggio durante il giorno.
E' lo stereotipo della macchina grossa messa in doppia fila perchè si, ostentare conta quanto essere.
E' la voglia di rimboccarsi le maniche e sudare, faticare e produrre qualcosa di tuo, di distintivo. Di pratese.
Prato è anche la sua posizione, a due passi da Bologna ed il Nord, con Firenze che alita sul collo e l'impossibilità di staccarsi troppo, che sennò si finisce addosso a Pistoia. L'odiata Pistoia.
E' il quadrilatero del centro, con tanti fondi vuoti e brutte frequentazioni, ma anche con tanta voglia di rinascere e rifiorire, nelle passeggiate delle mamme coi bambini, in un pomeriggio col sole di Marzo.
E' il parco di Galceti e delle Cascine di Tavola: tanto verde così, a portata di mano, non è una cosa molto comune.
E' la Retaia e Cantagrilli, a due passi dal centro, con un panorama meraviglioso godibile al prezzo di poche gocce di sudore.
E' la vallata ("il sole non c'è mai"...ma chi c'è nato non la lascia!) ed il Montalbano, perchè Carmignano è tanto bella quanto scomoda (?).
E' il pulpito di Donatello, il Museo del tessuto ed il Museo di Arte Contemporanea "L. Pecci". Perchè per una volta si possono anche lasciare da parte le polemiche ed essere sinceramente orgogliosi. E basta.
E' la pista ciclabile ed il Bisenzio, che pare sempre senza acqua, ma quando è in piena fa davvero paura.
E' piazza Mercatale con la sua vita notturna, i suoi locali ed il suo parcheggio perennemente pieno.
E' la Pallagrossa, che vi sembrerà anche una copia del calcio storico, ma rimane la Pallagrossa, NON il calcio storico, con la sua storia e le sue differenze.
Prato è l'industria tessile, con o senza cinesi. Quella che ci ha fatto conoscere nel mondo come sinonimo di eccellenza e di produttività.
Prato è i suoi locali, i suoi ristoranti, i circolini ed i night club. Roba che fino a 20 anni fa andavi a cena allo Scoglio e a ballare allo 06 o al Pacha e poco più.
E' la moschea in un vicolo del centro, la sala del regno dei testimoni di Geova e le sue innumerevoli e bellissime chiese, sparse un po' dappertutto.
E' il Cantiere, incredibilmente attaccato a La Pietà ed alla Castellina, in un contrasto che fa sorridere.
E' il Buzzi, a netta prevalenza maschile, che per anni ha formato i professionisti del tessile che hanno contribuito al benessere della città.
E' viale Marconi, che fino a qualche anno fa lo si ricordava solo a fine estate per la Fiera. Perchè a Prato c'è la Fiera, non il Luna Park. Anche quando era in viale Galilei.
E' la città adottiva di Roberto Benigni e la città natale di Francesco Nuti. Oltre che di Paolo Rossi, dei Veronesi, della Villoresi, di Chechi e di Bobo Vieri. E pazienza se me ne scordo tanti altri.
E' quel posto dove si ama il calcio ma non si è mai visto il Prato ad alti livelli. E allora si dice che siamo tutti "gobbi". Tutti non lo so, io di sicuro.
E' Pratilia, lo shopping center. Quando ancora i centri commerciali non esistevano e invece ora non esiste più Pratilia.
E' l'orgoglio di abitare "A ovest di Paperino", perchè se non sei pratese non lo sai che Paperino è una frazione.
E' il G999 sul codice fiscale, a prescindere dal fatto che poi possono essere "trend'anne che sto a Prade!".
E' il convitto nazionale Cicognini, Curzio Malaparte e Gabriele D'Annunzio.
E' la Manchester della Toscana, Borgo al Cornio e, fino al 1931 Prato in Toscana.

Insomma, potrei continuare all'infinito, senza riuscire a spiegarvi quello che sento.
Prato è casa mia
Francesco Nuti - Sarà per te