lunedì 29 settembre 2014

1,2 e 3.

Ovvia mi scappa di scrivere oggi.
Era un pezzo che non mi veniva, ma ci sono alcune domande che mi URGONO e allora le presento a voi che so che leggete, anche se non mi cagate pari con lo straccio di un commento.
Procediamo:

1 - Il gusto di gelato MALAGA. Ok, sappiamo tutti che esiste, non è una leggenda metropolitana. Per qualche motivo ancora non precisato almeno il 50% dei gelatai (non sempre per carità) lo mette in produzione. Ci fanno addirittura i "barattolini" di gelato confezionato che si trovano al supermercato. Uno penserebbe che sia venduto, consumato, persino amato.
Macchè. 
Avessi mai trovato uno nella vita che abbia mai preso MALAGA, anche un assaggino solo per sentirlo. E difatti quelle volte che lo trovate la vaschetta è completamente INTONSA, tanto che viene il dubbio che sia finta, messa lì per ricoprire uno spazio altrimenti vuoto. In sostanza il gelato è fatto da crema, rum e uvette, di una particolare varietà che viene appunto da Malaga, da cui il nome (si, avoglia. Il 90% ci metterà l'uva presa dai camioncini che vendono le casse di uva rumena agli incroci...). Una cosa di una delicatezza unica, voglio dire, a chi non piace? 
Anzi, facciamo una cosa, istituiamo il Malaga Day, troviamoci tutti a prendere un cono da 2 € tutto Malaga, da regalare ad un senzatetto appena comprato (io non lo mangio di sicuro).

2 - Salvatore Aranzulla. Via su, confessatelo.
Chiunque di voi abbia mai cercato su google qualcosa inerente software, hardware, mondo web, annessi e connessi si è imbattuto in questo nome.
Ve lo ripeto:
SALVATORE ARANZULLA.
Ecco io mi rivolgo a lui in questo caso.
Caro Salva (colloquiale...) io non ti conosco. Non ti conosco ma ti sono grato e come me lo sono in tanti. Nell'ultimo anno qualunque necessità informatica io abbia avuto ho scoperto che tu c'eri sempre. Per suggerirmi un programma di montaggio video. Per dirmi come gestire le tracce audio, come fare ricerche sul web o come acquistare in sicurezza.
Caro Salvatore, avevo bisogno della carta igienica più morbida che esistesse, MI HAI INDICATO COME TROVARLA.
Io senza di te non sarei più in grado di fare nulla, grazie.
Davvero.
Ora scusate ma devo cercare come si fa a giocare a Minecraft (non so nemmeno cosa sia), me lo spiega Salvatore, ho un videocorso.

3 - L'amatriciana, il cacio e pepe, la gricia dovrebbero essere patrimonio dell'UNESCO e inserite di diritto nella lista delle meraviglie mondiali. 
Anzi, che dico inserite.
Per me vanno in finale in agilità.
E chi ci mette la pancetta al rogo, con frustate preventive.

Ecco, l'ho detto.

Mannarino - Me so 'mbriacato


lunedì 8 settembre 2014

Scorpioni in salsa rosa

Dunque parliamo di cibo.
Se ne parla tantissimo, si sprecano programmi tv di ogni genere e diretti a spettatori di vario tipo. 
Masterchef, Chef Rubio, Man Vs. Food, il Boss delle torte etc etc.
Alcuni parlano di alta cucina, altri di cucina improvvisata, altri ancora di cucina di strada. Qualcuno parla di pasticceria. Per qualcun altro semplicemente si tratta di fare una gran scorpacciata.

Ecco dimenticate tutto questo.
Non me ne frega niente di tornare su un tema che probabilmente è affrontato anche troppo spesso nel mondo di oggi, questo post lo scrivo dopo che una cena e un programma radiofonico mi hanno fornito due spunti culinari a distanza di pochi giorni.
Sabato sera ceno a Firenze, in una trattoria di quelle senza molte pretese estetiche, dove tutto odora di fiorentina (non la bistecca, che avrei messo maiuscola, bensì la squadra....) e di calcio storico. Dove il mangiare tipico toscano è un dovere. Dove la cottura della bistecca non si domanda. Perchè esiste un solo modo di cuocere una bistecca in Toscana.
La trattoria è "Il Brindellone", giusto dietro piazza del Carmine, e ogni volta che ci vado mangio da 10. Parto dal tagliolino al tartufo (con vero tartufo, mica quell'olio tartufato da turista...spaziale!) e poi ci metto quello che viene al momento. 
Dopo 23 giorni in sudamerica, sabato sera era il momento perfetto per una bistecca come Dio comanda, accompagnata da un onestissimo piatto di fiori di zucca fritti. Roba che a essere toscani è un orgoglio.
Figlioli ve lo dico. Dopo appunto 23 giorni in territorio straniero, fatti di Cuj (porcellino d'india), filetti di alpaca, zuppe di ogni tipo, quinoa messa dappertutto (non mi fate dire dove...) tornare a casa e tagliare una bistecca alta 7 cm è qualcosa che ti dona serenità.
Se poi la bistecca è pure morbida, gustosa e fatta bene allora oltre alla serenità raggiungi quasi il nirvana.
Ho detto quasi.
Quasi perchè questo STRANAMENTE non è un post sulla bistecca, o meglio su quanto è buona la carne della bistecca nello specifico. So che pare strano, ma non lo è.
Il nirvana lo raggiungi quando mangi il grasso della bistecca. Certo, il grasso. Questa parte tanto bistrattata, questa parte scartata da tutto il genere femminile, che nella continua lotta CONTRO il grasso addosso, certo non può tollerare di ingerirlo direttamente. 
Che poi diciamocelo, esteticamente non ti invoglia mica tanto, ma quando lo metti in bocca e si scioglie è una SINFONIA di gusti.
O come si fa a schifarlo così tanto? Se uno prova poi diventa dipendente, non c'è verso.

Secondo punto centrale del post di oggi: i VEGANI. Ammetto di provare una certa simpatia per questa gente. Intendo i vegani quelli di star trek (era star trek? Sono ignorante in materia....) che vengono da vega. Mi facevano simpatia ecco.
Ma quelli che non mangiano nulla di derivazione animale, ecco, io quelli non li intendo. 
E vi assicuro che lo sforzo per rimanere nel politically correct è immane.
Passi non cibarsi di animali, per tutti i motivi etico-fisiologici che volete. 
Ma il non mangiare formaggio, uova o qualunque altro cibo derivi dagli animali pur non avendone causato la morte mi pare proprio una forzatura.
Oggi a Radio 24 hanno fatto un programma sui vegani e parlavano di come non tutti lo facciano per protesta e/o moda, di come a volte ci siano delle intolleranze diffuse alla radice (guarda caso, ora son tutti intolleranti. Poi se dico che io sono intollerante apriti cielo....), di come altre volte ci siano motivazioni etiche.
Sento parlare una, una che tiene corsi di cucina Vegan, che dice che molta gente l'ha ringraziata di aver loro aperto gli occhi sugli allevamenti industriali e su quante efferatezze ai danni degli animali vi venivano perpetrate.
Per carità, sarà sicuramente vero (ammetto la poca informazione, ma mi fido...via diciamo mi voglio fidare), ma giustificare l'essere vegani con la repulsione agli allevamenti industriali è come nascondersi dietro un dito: non esistono forse allevamenti non industriali? Non potete andare dal contadino e prendere 1 L di latte? Io non sto a NY, ma manco sto nel paesotto di 12 anime eppure per un periodo prendevo il latte dal contadino, mi pare un filo drastica come opzione.
E poi ve lo dico dal punto di vista di uno che ha avuto un rapporto complesso col cibo, da piccolo mangiavo pochissime cose ed in quantità modeste. 
Col tempo, CON LA CURIOSITA' (che muove tutto) ho imparato ad apprezzare la bellezza del cibo e del mangiare bene (mica voglio dire che mangiate male, ma limitare una parte così ampia è già un handicap enorme...), per curiosità ho mangiato vermi, grilli, cavallette e scorpioni, tralasciando tutti gli altri tipi di carni che mi sembrano anche troppo elementari.

Boh, forse io ho i paraocchi, ma secondo me se mangiate un grillo il mondo vi vorrà bene lo stesso. 
Io di sicuro un pochino di più. (ma so che potete vivere bene lo stesso).

Franz Ferdinand - Ulysses



venerdì 5 settembre 2014

El Condor Pasa

Ci risiamo, è un botto di tempo che non scrivo niente.
Come se non bastasse non ho niente che mi scappi di scrivere. Non ho fiumi di parole (cit. Jalisse) che sgorgano dalla tastiera.
Però sono almeno parzialmente giustificato, sono stato via oltre 20 gg, girellando al freddo in sudamerica, spesso sopra i 4.000 m, tra Perù e Bolivia, luoghi che ognuno dovrebbe vedere prima o poi nella vita.
Luoghi come Machu Picchu, la cui magia si avverte già quando ad Ollantaytambo sali sul treno retrò (e nient'affatto peruviano) che ti porta fino alla posticcia cittadina di Aguas Calientes, da cui cominci l'avventura al santuario più famoso degli Inca.
Oppure luoghi come i salares boliviani, vicino al confine col Cile, dove il clima inospitale contribuisce a garantire la conservazione di un ambiente talmente bello, emozionante e vario che se ci fossero anche solo 10° C in più la notte probabilmente avrebbero trovato il modo di costruirci un centinaio di resort. 
Città come La Paz, coi suoi circa 1.000 m di dislivello tra la parte ricca (in basso!) e il sobborgo di El Alto, solo da poco collegato al centro con una funivia che consente ai più di recarsi a lavoro senza sfiorare il traffico caotico che impedisce qualunque spostamento in tempi umani.
Strade come la Carretera de la muerte, ormai utilizzata praticamente solo dai viaggiatori che vogliono provare l'ebrezza della strada più pericolosa al mondo, da percorrere rigorosamente in MTB, tenendo la sinistra, in discesa, per oltre 60 km. Una delle esperienze più divertenti che abbia mai fatto. 
O anche il lago Titicaca, tanto grande da sembrare un mare, coi suoi 3.800 m di altitudine e le sue isole, in cui la vita scorre con modi e tempi completamente diversi. Anche rispetto a Perù e Bolivia, figuriamoci al caos delle nostre città.

Ora però sono tornato e già penso al prossimo viaggio, a dove andare a Capodanno. In realtà ci pensavo prima ancora che l'aereo atterrasse e questo forse non è del tutto un bene. 
Passeranno anche questi mesi e mi sarà passata (e poi tornata) la frenesia del viaggio, in un susseguirsi continuo che scandisce benissimo i tempi, soprattutto in questi ultimi due anni.
Torno a lavorare va, che mi pare meglio...

El Condor Pasa