mercoledì 25 dicembre 2013

The One, the last, my ev'rything

1 - L'insostenibile leggerezza dell'essere (Milan Kundera)

Siamo arrivati in vetta, ora sapete quali sono le prime 20 posizioni. 
Chi mi conosce sa quanto sono legato a questo libro, quante volte l'ho letto, quanti significati ci ho trovato, ogni volta diversi.

Non sono affatto un patito di Kundera, ho letto qualcos'altro, ma non mi pare affatto dello stesso livello di quest'opera qui, un capolavoro assoluto. 
A questo punto sapete della mia passione sconfinata per i titoli complessi e ovviamente questo la rispecchia in pieno. Non è un caso che i miei libri preferiti, i miei autori preferiti (Eggers e soprattutto DFW) si rispecchino anche nei titoli delle loro opere, per niente banali.
Einmal ist Keinmal
Senza entrare nel dettaglio della trama, il succo del libro e del suo titolo si riassumono in questo proverbio tedesco, secondo cui "ciò che è accaduto una volta è come se non fosse mai accaduto". Da questo Kundera prende spunto per la sua riflessione sulla vita, su quanto essa sia leggera ed inconsistente, nonostante gli uomini si affannino continuamente a cercarne un significato. 
Queste riflessioni contornano una storia basata nella Praga del 1968, facendo del romanzo, oltre che una storia ricca di spunti "filosofici" anche un'opera storica e sentimentale allo stesso tempo, centrata com'è sui rapporti amorosi dei quattro personaggi principali.

L'ho trovato geniale e, cosa che mi accade raramente, ho avuto la spinta a rileggerlo un paio di volte, trovandoci spunti e dettagli che non avevo riconosciuto le volte precedenti. Non importa quante volte lo leggete, conta la condizione vostra nel momento in cui decidete di intraprendere la lettura.

In Italia ha avuto un grande periodo di popolarità legato alla complessità del titolo, riutilizzato in trasmissioni TV e canzoni a metà degli anni 80. E' curioso come, anche dopo la caduta del comunismo, siano passati ben 17 anni prima che il libro venisse pubblicato in Repubblica Ceca.
Non si può mai sapere che cosa si deve volere perché si vive una vita soltanto e non si può né confrontarla con le proprie vite precedenti, né correggerla nelle vite future. [...]. Non esiste alcun modo di stabilire quale decisione sia la migliore, perché non esiste alcun termine di paragone. L'uomo vive ogni cosa subito, per la prima volta, senza preparazioni. Come un attore che entra in scena senza avere mai provato. Ma che valore può avere la vita se la prima prova è già la vita stessa? Per questo la vita somiglia sempre ad uno schizzo. Ma nemmeno "schizzo" è la parola giusta, perché uno schizzo è sempre un abbozzo di qualcosa, la preparazione di un quadro, mentre lo schizzo che è la nostra vita è uno schizzo di nulla, un abbozzo senza quadro.
U2 - Even better than the real thing 

martedì 24 dicembre 2013

Très Formidable

2 - L'opera struggente di un formidabile genio (Dave Eggers)

Confesso che, a suo tempo, lo comprai soltanto per il titolo, senza nemmeno provare a leggere la trama in quarta di copertina. Quel titolo lungo ed inconsueto mi aveva assolutamente ipnotizzato e decisi di comprarlo.

E' stata una delle scelte letterarie più azzeccate che abbia fatto. La storia è veramente struggente come suggerisce il titolo e racconta la vicissitudini autobiografiche dell'autore e del fratello in viaggio dopo la morte dei genitori. E' incredibilmente triste e toccante, ma allo stesso tempo avvincente ed entusiasmante.

E' stato finalista del premio Pulitzer quando è uscito e definito dal Time Magazine miglior libro dell'anno 2000.

Eggers aveva 22 anni quando la tragedia ha investito lui ed il fratellino e lui, per tutta risposta, ha deciso di vendere la casa e trasferirsi da Chicago in California, per cercare un futuro diverso, per fuggire dalla tragedia. I suoi libri sono tra i rari casi che uniscono pubblico e critica, nonostante affronti argomenti non semplici e di facile impatto, cominciando con questo, passando attraverso il dramma dei ragazzi in fuga dal Sudan, la presa di coscienza della morte ed altri temi "scomodi" che ne hanno fatto un punto di riferimento della letteratura americana di questo secolo. 
Ha fondato una rivista letteraria (McSweeney's) ed una scuola di scrittura no-profit, convinto come è che la scrittura debba uscire dagli ambienti snob ed incontrare la gente, per far si che una letteratura di qualità diventi anche una letteratura di grande successo di pubblico. 
Purtroppo poi ci si scontra con la bassa qualità...
Vorrei salvare e conservare tutto, ma allo stesso tempo vorrei anche che tutto sparisse, incapace come sono di decidere se è più romantica la conservazione o il decadimento.

30 seconds to Mars - Closer to the edge

lunedì 23 dicembre 2013

D. F. W.

3 - Una cosa divertente che non farò mai più (David Foster Wallace)

Probabilmente questo è il post che avrò più difficoltà a scrivere e allo stesso tempo quello per cui le parole scorreranno con più facilità, senza bisogno di programmare, andando a ruota libera.

DFW è il responsabile, unico, della scelta di non inserire nella classifica più di un libro per autore. Il motivo è molto semplice, avrei dovuto mettere almeno 5-6 libri di Foster Wallace nei primi 20, tutti in posizioni di assoluto rilievo. 

E' il mio scrittore preferito, senza la benché minima ombra di dubbio. Non c'è un solo motivo, ce ne sono centinaia, per cui dovreste leggere DFW. E' dissacrante, incredibilmente divertente, pungente, intelligente, sa essere vario e competente, la sua scrittura è di un livello tale che molti dei libri in questa classifica scompaiono al suo cospetto. E' capace di alternare tecnicismo e imprecisione, mescolati dentro periodi lunghissimi in cui vi sentirete trasportati come da una barca nel mare. La sua è una di quelle scritture che, quando ti ci abbandoni perdi completamente il senso del dove e del quando, trovandoti ad alzare la testa come se fossi stato catapultato in un'altra dimensione per un tempo imprecisato, come se nel libro ci fosse un portale che ti ha inghiottito per un po'.

E' stato un genio assoluto della letteratura e probabilmente ne capiremo la portata in maniera definitiva soltanto tra qualche anno. 

A questo punto capisco benissimo che la prima domanda che sorge è: dopo tutta questa sviolinata, perchè non è al primo posto per distacco, ma addirittura al terzo? 
Ero tentato di spostarlo ancora più in alto, ma la mia preparazione su DFW non è ancora completa, mi manca da leggere il suo capolavoro assoluto "Infinite Jest" e altre opere di assoluto livello che, con ogni probabilità avrebbero definitivamente spostato l'ago della bilancia a suo favore. Ma non sto premiando l'autore, sto mettendo in fila un libro per ogni autore e, con questo criterio, se hai scritto un solo libro eccezionale, ti trovi più in alto di chi ne ha scritti magari 20, di un livello appena appena inferiore. Ma ancora non è finita qui.

Il libro che ho scelto per la classifica risponde ad un semplicissimo criterio: è quello che mi ha permesso di entrare nel mondo di DFW, il primo che ho letto. E' un saggio commissionatogli da una rivista: il suo punto di vista sulle crociere. Come in ogni altro suo libro (romanzo o saggio, non importa) non si sofferma mai su un solo aspetto, ma allarga la riflessione a tutto campo rendendo anche un saggio, grazie alla sua tagliente ironia, un'opera gustosa da leggere.

I premi ed i riconoscimenti che DFW ha ottenuto nella sua purtroppo breve carriere sono innumerevoli: oggi non chiudo con una citazione, ne avrei troppe, chiudo con le parole di un collega su di lui, che rendono bene l'idea di chi abbiamo davanti. 
Non esisteva scrittore vivente dotato di un virtuosismo retorico più autorevole, entusiasmante e inventivo del suo. Arrivato alla parola numero 70 o 100 o 140 di una frase sprofondata dentro un paragrafo lungo tre pagine e intriso di umorismo macabro o di autocoscienza favolosamente reticolata, sentivi l'odore di ozono esalare dalla precisione scoppiettante del costrutto che lui impartiva alle frasi, dal destreggiarsi fluido e calibratissimo tra dieci livelli di dizione: alta, bassa, media, tecnica, avanguardistica, secchiona, filosofica, gergale, farsesca, esortativa, teppistica, sdolcinata o lirica. Quelle frasi e quelle pagine, quando riusciva a crearle, erano una dimora sincera, sicura e felice quanto ogni altra avuta in quasi tutti i venti della nostra conoscenza. (J. Franzen)
Pearl Jam - Last Kiss 


domenica 22 dicembre 2013

Il meraviglioso mondo di Amelie

4 - Stupore e tremori (Amelie Nothomb)

La Nothomb è una scrittrice di fama mondiale, Ha ricevuto ogni tipo di premio per i suoi libri, ma in Italia, non si sa perché, è una scrittrice di nicchia. Negli anni mi sono trovato a consigliarne la lettura a molte persone (anche accaniti lettori) e nessuno, NESSUNO, sapeva di chi stessi parlando. 

La sua produzione è fatta di un libro l'anno, con regolarità e precisione certosina, non di più, non di meno.
Per i lettori accaniti come me da un lato è un vero peccato perchè i suoi libri sono brevi e concentrati al punto che in un paio di giorni sono già finiti. Ma non si tratta di una scrittura semplice, tutt'altro.

Alcune delle sue opere, come "Metafisica dei Tubi" sono intrise di spunti filosofici e voli pindarici verso una realtà parallela in cui solo lei riesce a trasportarti, motivo per cui riesco a capire benissimo come non sia così semplice terminare di scrivere, con una ricercatezza linguistica ed un'attenzione maniacale al dettaglio così spinte in avanti.

Ogni romanzo, pur spaziando da un tema all'altro, lascia respirare l'Amelie Nothombo scrittrice e, prima ancora persona: figlia di un diplomatico belga, è cresciuta in Giappone, subendo enormemente l'influenza del paese del Sol Levante. Si è poi trasferita in Cina, ma parla del suo addio al Giappone come di uno "sradicamento".

Ho scelto stupore e tremori proprio per questo motivo: per sua stessa ammissione si tratta di un romanzo autobiografico, che narra il suo periodo di lavoro alla Yumimoto, multinazionale giapponese. Il realismo e, al tempo stesso, il sarcasmo di cui è pervaso il libro, sono incredibili. La trama si traduce in una aspra critica al modo di lavorare giapponese, che elimina ogni individualità volto com'è a salvaguardare ogni "formalismo gerarchico", cui tuttavia è impossibile sottrarsi col licenziamento, pena la perdita di onore, in Giappone più sacra della vita stessa.
Fu proprio questa esperienza lavorativa che convinse la Nothomb a cominciare a scrivere e regalarci alcune perle assolute di ironia, critica e letteratura. 
Un'autrice che non mi stancherò mai di consigliare, anche ai lettori più pigri, per l'assoluto livello qualitativo delle sue opere.

Bluvertigo - Fuori dal tempo

sabato 21 dicembre 2013

Waiting for Chuck

5 - Survivor (Chuck Palahniuk)

Ho scelto Survivor, ma poteva benissimo essere Invisible Monsters. Poteva essere anche Soffocare, probabilmente non sarebbe mai stato Fight Club, una scelta ottima senza alcun dubbio, ma troppo scontata.

Palahniuk si fa conoscere al mondo (negli USA era già molto noto) al momento dell'uscita del film con Ed Norton e Brad Pitt, tratto da uno dei suoi primi 4 romanzi, in serie, uno dietro l'altro, uno più bello dell'altro.
Sarcasmo, critica ai cardini della società americana, la capacità di concentrare l'attenzione su aspetti diversi in ogni libro senza perdere di credibilità e personalità.

Una scrittura al tempo stesso fluida ma efficace, trame affatto banali e finali di quelli che lasciano il segno. Nel caso di Survivor poi, l'espediente delle pagine al contrario, legato al succo della storia. Non si tratta di un gioco fine a sé stesso, inserito nel libro solo per attirare un lettore incuriosito. La trovata è davvero efficace e calzante ai fini della lettura e ti consente di immedesimarti sempre più in un inesorabile conto alla rovescia verso la fine. 

I temi affrontati dallo scrittore di origini armene sono molteplici, personalmente credo sia un vero peccato constatare come, dopo i primi 4 le sue storie abbiano perso almeno una parte di quella che è stata la sua originalità e forza narrativa. La sua enorme produzione mi ha fatto ricordare quanto successo tanti anni fa con Stephen King, del quale si cominciò a vociferare che si facesse scrivere i libri, visto anche il non trascurabile calo della qualità degli stessi. Spero non sia davvero così, forse sono solo malelingue, rimane il fatto che in quegli anni in cui è stato capace di scrivere Survivor, Invisible Monsters, Fight Club e Soffocare, l'ho adorato come nessun altro scrittore, divorando ogni pagina che riuscisse a scrivere, ma quello che mi piaceva di più è che insieme ad una feroce critica, ti lasciava aperti spiragli in cui si insinuasse il dubbio, il barlume di una speranza in cui rifugiarsi per sfuggire a tutti.

Stiamo aspettando il tuo ritorno, Chuck.
Chiama una ragazza e mi domanda, "fa molto male morire?". Be', tesoro, le dico, sì, fa male, ma fa molto più male continuare a vivere.
The Doors - Riders on the storm 

venerdì 20 dicembre 2013

1264

6 - Shantaram (Gregory David Roberts)

Non è mai semplice parlare di un libro di 1200 pagine e oltre. Non si tratta della lunghezza che scoraggia, a volte è anche un semplice fatto fisico che ti fa recedere dal proposito di leggere quel libro che ti pareva tanto interessante nelle descrizioni e nei racconti degli amici. Pensi a come sarà complicato leggerlo, mentre sei a letto la sera (tanto la maggior parte del tempo che dedichiamo alla lettura è lì, tra la cena ed il letto...).

Nel mio caso, nonostante le ripetute spinte di conoscenti, ha funzionato una cosa che faccio quasi sempre in libreria, ma in maniera molto distratta. Ho aperto il libro, sono andato alla prima pagina ed ho cominciato a leggere.
Una ventina di righe più in basso avevo già l'assoluta certezza che non avrei posato quel libro fino a che non lo avessi finito (metaforicamente, s'intende). Non c'è bisogno neppure di voltare una sola pagina, tanto è magnetica la storia di G.D. Roberts.

Gli avvenimenti narrati nel libro prendono spunto dalla vera vita dell'autore, che poi ha romanzato il racconto per renderlo più "editoriale". Dentro ci trovi di tutto, avventura, introspezione, riferimenti storici e socio-culturali, oltre ad un approfondito zoom sulla realtà degli slum indiani. Delle 1200 pagine che compongono l'opera ce ne saranno si e no un centinaio che al limite potevano essere ridotte, per il resto quando arrivi alla fine sei quasi deluso del fatto che vorresti la storia continuasse, senza sosta.

Personalmente è stato responsabile di diverse notti quasi in bianco, ma so che ha fatto lo stesso effetto a molti altri. Aleggiano storie diverse sui diritti del libro acquisiti (da Johnny Depp) per realizzare un film, secondo alcune fonti che ho trovato pare che sia addirittura stato già realizzato, ma non so molto altro.

Parlarvi della storia mi sembrerebbe come farvi un dispetto, è giusto che ve la godiate senza alcun riferimento o anticipazione, se non una splendida citazione:
E’ pericoloso perché è molto difficile resistere a chi ti ascolta.
Essere ascoltati è la seconda cosa migliore al mondo.
Led Zeppelin - Kashmir

giovedì 19 dicembre 2013

Karamazov

7 - I fratelli Karamazov (Fedor Dostoevskij)

Quel che alla mente pare una vergogna, per il cuore non è che bellezza.
Non è affatto facile decidere di avventurarsi in un libro di Dostoevskij. In uno qualunque. Come primo aspetto molte delle sue opere hanno dimensioni che scoraggiano lettori occasionali o non fortemente motivati. Sono poi romanzi complessi, in cui l'approfondimento sull'animo umano e sui suoi dubbi e conflitti interiori hanno certamente la meglio sulla trama, anche se ogni aspetto è profondamente studiato (ed infatti si tratta di un'opera che doveva essere parte di un ciclo rimasto incompiuto). 
Dostoevskij è poi un autore che si fa leggere nelle scuole e non è semplice tornare ai grandi classici.

Ho inserito I fratelli Karamazov in classifica ma potevano benissimo starci Delitto e Castigo, Memorie dal sottosuolo, I demoni o L'idiota. La cura con cui il romanzo è composto a me ricordano Joyce: non certo per la scrittura o per i temi trattati, quanto per il livello assoluto di letteratura cui uno si trova ad assistere.

Nei primi capitoli l'autore delinea un quadro dei (numerosi) personaggi che compariranno nel libro e solo dopo comincia a delineare la storia, che ruota attorno ad un parricidio, con i rapporti familiari che ne conseguono e lo scontro infinito tra ragione, fede e libero arbitrio che si pongono in un contesto di povertà ed espedienti, nella Russia di fine '800, fino a lasciare un barlume di speranza nel finale. Il protagonista, come spesso accade, non è mai uno soltanto, ma sono molti personaggi.

Il modo in cui affronta certi temi dell'animo umano, così complessi e adatti più a trattati filosofici che a romanzi di narrativa hanno fatto si che venisse etichettato anche come filosofo, nonostante sia riuscito (già in vita) e riesca tuttora a farsi apprezzare e leggere da qualunque lettore abbia il coraggio di accostarsi ai suoi libri.
Il teatro degli Orrori - A sangue freddo

mercoledì 18 dicembre 2013

Vengo anch'io

8 - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino (Christiane F.)

Più che un libro è una esperienza di vita, nuda e cruda come solo la vita sa essere a volte. Sono le sbobinature di una serie di interviste che, nel 1978, due giornalisti tedeschi fecero alla allora sedicenne Christiane F. accusata di detenzione e ricettazione di droga. Ne è scaturito prima un libro a puntate pubblicato su un settimanale, successivamente un vero e proprio romanzo.

L'ho letto molti anni fa, quando ancora ogni tanto se ne sentiva parlare. Oggi è, almeno in Italia, quasi dimenticato, nonostante quello che ha significato per una intera generazione.
Credo di poter dire, senza alcun dubbio, che si tratta del libro che maggiormente mi ha segnato l'esistenza, emotivamente, tra tutti quelli che ho letto.

Da subito si capisce che non è un romanzo, che la storia non è inventata. Certi dettagli, la crudezza  e la veridicità di certe scene sono tali che ti sembra di essere lì con lei, nel degrado di Berlino degli anni 70, ad assistere a scene di droga, prostituzione e povertà.
E' un romanzo sull'Eroina, senza se e senza ma, un racconto che, se fatto leggere a generazioni di adolescenti, potrebbe fare molto di più di decenni di campagne di pubblicità progresso. E' un cazzotto nello stomaco che dura ininterrottamente 350 pagine. Senti di dover arrivare alla fine, come per liberarti del peso, come per tornare a respirare dopo esser stato in apnea.

Onestamente mi rendo conto di non riuscire nemmeno lontanamente a far capire quanto sia forte l'esperienza di una lettura di questo tipo. L'unico modo è aprirlo e cominciare.
Magari aspettate che sia passato il periodo natalizio.....
Kasabian - Vlad the impaler


martedì 17 dicembre 2013

Hank

9 - Taccuino di un vecchio sporcaccione (Charles Bukowski)

Si entra finalmente nella top ten, con il primo numero a una sola cifra e ci si entra a gamba tesa, come Chinaski sapeva benissimo fare. Fante lo ha ispirato e lui stesso lo reputa un punto di riferimento fondamentale, ma è indubbio che Bukowski, per la qualità, la quantità, la varietà ed il ritmo della produzione, ci abbia messo molto del suo. 
Ci ha riversato una vita dentro i suoi libri, quella vita fatta dei bassifondi di LA, liquore, sesso e pochi spiccioli. Ho scelto il "taccuino", ma la scelta poteva tranquillamente cadere sulle storie di ordinaria follia, su Compagno di Sbronze o A sud di nessun nord e molti altri perchè per Bukowski, come forse per nessun altro scrittore al mondo vale il detto: "Se ti piace, ti piace tutto, senza esclusioni". In questo tutto sono comprese anche le poesie, che apprezzerete anche se non ne siete appassionati, perchè anche in quelle mette tutta la sua forza evocativa, la sua comicità, il suo realismo. 

Non è mai sceso dai suoi standard, Bukowski. Incredibilmente ci ha messo una vita per farsi apprezzare e pubblicare, con una certa continuità, quella enorme mole di scritti che produceva. Per fortuna sua e nostra alla fine qualcuno ha capito la sua importanza, ha capito quale era ed è il suo posto nell'universo letterario e ha fatto si, con le pubblicazioni, che lo capissero tutti.
Grazie a Bukowski sappiamo tutti meglio come si può vivere alla giornata con pochi spiccioli, avendo come priorità l'alcol e le corse dei cavalli, riuscendo a passare nottate intere alla macchina da scrivere, trascorrendo le ore con donne di ogni tipo, senza fare molta distinzione. 

E' stato un anticonformista quando ancora non andava di moda esserlo ed ha rappresentato una sorta di icona per ogni inconfessabile fantasia maschile di libertà...ma la sua forza comica rimane comunque l'aspetto che amo di più:
Mai fidarsi di quelli che vanno in giro in tuta.
Mumford & Sons - I will wait

lunedì 16 dicembre 2013

Stupido è chi stupido fa

10 - Come sono diventato stupido (Martin Page)

Un libro che consiglio molto volentieri, non solo perchè mi piace. Perchè è sconosciuto ai più, perchè non si trova facilmente (lo trovate solo nelle librerie in cui è un "fondo" di magazzino, almeno fino a qualche tempo fa quando chiedevi di ordinarlo rispondevano che era in ristampa, tempi imprecisati...). Adesso con Amazon tutto è possibile, ma quell'alone di irreperibilità mi ci ha fatto affezionare molto.

Ovviamente non si tratta solo di questo. A cominciare dal principio, quando lo scrittore rivela al lettore che il libro, nonostante tutto, avrà un lieto fine, rompendo una delle regole principali di ogni storia raccontata: saprete già come va a finire. Ma questo non riuscirà a rovinarvela, anzi. Nelle poche pagine che vi separareranno dall'epilogo sarà un susseguirsi di tentativi per dimostrare che la fine sarà diversa, per instillare in voi il seme del dubbio, in modo tale che pensiate che l'autore vi stava prendendo in giro.

Ho letto apprezzamenti (molti) all'idea che sta alla base del libro, per l'idea stessa e per come è scritto, intriso di uno humour che ricorda quello di Woody Allen. L'idea in effetti non mi pare "vecchia". Un uomo, afflitto da "troppa intelligenza" soffre davanti ad un mondo che non lo comprende, che lui non riesce a comprendere, fatto di superficialità e stupidità. La sua via per andare avanti è in prima istanza l'alcol, poi pensa al suicidio.
A fronte delle critiche positive alcuni si sono scagliati ferocemente contro la storia, indisposti dal considerare l'intelligenza un problema, un difetto. Qui, a parer mio, intelligenza è un termine molto ampio che riguarda da vicino specialmente la sfera personale, l'acume, la sensibilità, la curiosità intellettuale, che rendono Antoine sempre teso a cercare qualcosa in più, qualcosa di diverso, fanno si che appena trovato qualcosa pensi immediatamente al passo successivo, senza godersi un attimo il risultato.

Forse dopotutto è vero che non è così originale. A chi non è mai capitato, anche raramente, di sentirsi così? O forse è proprio per questo che ho inserito questo romanzo qui dentro: parla di qualcosa che noi tutti abbiamo presente e per questo lo sentiamo molto vicino...
Die Antwoord - I fink u freeky

domenica 15 dicembre 2013

Gioco, partita, incontro.

11 - Open (Andre Agassi)

Le biografie o autobiografie sportive mi piacciono molto, specialmente quando ti permettono di fare luce su aspetti privati, o comunque non conosciuti, del personaggio in questione. Sono arrivato a questo libro spinto dal passaparola generalizzato e, come raramente accade, credo sia l'esempio di quando un gran bel libro incontra anche l'apprezzamento della massa. Ogni tanto ci vuole.

A tutto questo ha sicuramente contribuito la collaborazione con un Premio Pulitzer per il giornalismo, che ha reso la scrittura scorrevole ed avvincente. Credo sia stata la scelta che ha permesso ad una storia, che sarebbe comunque stata ricca di spunti, di fare l'ultimo passo per diventare un libro notevole.

Ad essere sinceri se c'è una cosa che detesto del fatto che sia piaciuto a tutti è che il sopravvalutato di Baricco l'ha inserita nelle 50 opere letterarie degne di essere lette degli ultimi 10 anni. Ma quando si piace a tutti qualcosa, qualcuno lo si scontenta sempre...

Come scritto all'inizio, il tennis è, ovviamente il perno su cui ruota tutto il libro, ma la personalità, la vita privata, gli umori ed i problemi del campione sono parti assolutamente fondamentali, anche per capire la parabola sportiva di Agassi. 
Il libro apre con una frase che è un cazzotto allo stomaco: IO ODIO IL TENNIS. Salvo poi procedere spiegando come si è evoluto il suo rapporto con lo sport/lavoro che lo accompagna da quando è piccolo, parallelamente al rapporto col padre, lui, piccolo ragazzo figlio di un immigrato, cresciuto in una città che è tutt'altro che adatta ad un adolescente in crescita.

Leggetelo, vale la pena, lo scorso anno ho letto 350 pagine sul volo di rientro dalla thailandia, non riuscendo a chiudere occhio nemmeno un minuto. Dalla prima pagina, non riuscirete a staccarvi.
Bush - Glycerine



sabato 14 dicembre 2013

Emma

12 - Madame Bovary (Gustave Flaubert)

E' un libro che cito spesso. Vuoi per il fatto, come dicevo per "Il rosso e il nero" che quando i libri te li fanno leggere forzatamente fatichi ad apprezzarli, cosa che invece in questo caso è successa (con fatica, ma è successa), vuoi anche e soprattutto perché lo ritengo l'esemplificazione massima di come un finale perfetto nobiliti un libro certamente ben scritto, ma che mi lasciava una serie di punti di domanda su dove volesse andare a finire l'autore.

Ma quando riesci ad orchestrare una chiusura come questa, arrivo a dire che le precedenti centinaia di pagine contano veramente in maniera marginale.

La prima edizione è del 1856 e, appena uscito, venne messo fuorilegge per "oltraggio alla morale", salvo poi essere assolto e diventare un best-seller immediatamente l'anno successivo (fonte Wikipedia). Leggendolo, fin dall'inizio, è facile capire il perchè. Parlare di costumi femminili, adulterio, di una vita al di sopra delle proprie possibilità nel bel mezzo del XIX secolo era uno schiaffo in faccia alla morale comune, così pudica, almeno esternamente.

Il romanzo attinge e prende spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto, su cui poi Flaubert ha imperniato tutta la storia. Il suo stile di scrittura è di una pulizia e armonia che solo i grandi classici hanno, con una ricercatezza assoluta sui termini: l'autore si fa beffe della sete di romanticismo e dei vizi della protagonista, ma è ben attento a non giudicare mai ogni sua azione. Sarebbe straordinario, immagino, poterlo leggere in lingua originale (a sapere il francese...).

L'aspetto che mi ha sempre e maggiormente affascinato di questa vera e propria opera d'arte letteraria è che Flaubert cerca di far capire al lettore di come le parole scritte, per quanto ricercate e studiate a fondo, siano del tutto inadeguate a rendere emozioni, sentimenti, tormenti dell'animo umano e, nella scrittura, si avverte questa tensione, la spinta a rendere vivide certe sensazioni difficilmente riproducibile. 
Un altissimo esercizio di stile letterario.
« Ma una donna ha continui impedimenti. A un tempo inerte e cedevole, ha contro di sé le debolezze della carne e la sottomissione alle leggi. La sua volontà, come il velo del suo cappello tenuto da un cordoncino, palpita a tutti i venti, c'è sempre un desiderio che trascina, e una convenienza che trattiene. »
The Wallflowers - One Headlight

venerdì 13 dicembre 2013

Chi la fa l'aspetti

13 - Lo potevo fare anch'io (Francesco Bonami)

A questo libro tengo davvero molto, al punto che lo consiglio a tutti gli appassionati di arte (contemporanea) che si avvicinano con occhi nuovi a questo mondo. Non solo. E' ovviamente ancor più adatto a chi giudica con toni sprezzanti opere ed installazioni di arte contemporanea, esclamando la frase del titolo.

Bonami è un critico d'arte di fama internazionale, ha collaborato con Flash Art, è stato direttore della Biennale di Venezia nonchè curatore  di alcune importanti mostre e musei. Insomma quella che si dice una persona certamente competente. Nonostante tutto il tono della scrittura è leggero e divertente, ma anche diretto e semplice, in modo che chiunque affronti la lettura possa capire perchè NO, NON LO POTEVI FARE ANCHE TU.
"L'arte è come il cibo, nessuno dice 'non me ne intendo' quando va al ristorante. È il cibo dell'anima e della mente: dopotutto si mangia anche per piacere, non solo per sopravvivere. Gusterete l'arte come mangiare la pasta, senza pensarci tanto, criticando quella scotta e apprezzando quella al dente. L'arte contemporanea è l'arte più fresca, quella freschissima. Per gustarla bisogna essere pronti a dei sapori nuovi, come quando si viaggia all'estero e si sperimentano piatti sconosciuti, come le unghie di topo al tegame in Laos".
Questo è l'approccio. Questo è quello che rende l'arte contemporanea unica. Dietro a quella tela, a quel video, a quella scultura, c'è un percorso di studio che ha portato gli artisti a quel risultato finale (ognuno a suo modo) senza che nessuno prima lo avesse immaginato. Voi lo potreste RIFARE, ma non lo avete FATTO. Ed è questo concetto che spazza via tutti i discorsi sull'arte contemporanea. Spazza via le risatine sull'orinatoio di Duchamp e sulle palle di Pomodoro, così come sulla "Merda d'Artista" di Manzoni o sui tagli di Fontana. 

E' il motivo per cui loro valgono milioni di euro ed io, quando dipingo, non valgo che 20 € (di tela e colore, a volermi bene).

Se siete anche minimamente interessati all'arte contemporanea, o anche semplici visitatori di musei quando siete in trasferta, è un ottimo libro per consentirvi di approcciare all'arte in genere con atteggiamento più aperto e pronto ad accettare ogni cambiamento. Mantenendo però sempre il giusto senso critico ed estetico.

Non c'è nessun critico al mondo infatti, che potrà dirvi che Botero è un grande artista....
Texas - Say what you want

giovedì 12 dicembre 2013

Tanto rosso, troppo nero.

14 - Il rosso e il nero (Stendhal)

Non poteva mancare un richiamo (e chissà se sarà uno soltanto) ai grandi classici della letteratura mondiale.
Come raramente mi è successo per i grandi tomi che ti fanno leggere forzatamente nel periodo scolastico, ho amato questo romanzo fin dalle prime pagine, divorandolo a dispetto delle molte pagine di cui è costituito.

La storia è avvincente ed attuale fin da subito, i temi trattati sono numerosi e relativamente "scottanti" per il periodo in cui è stato scritto, ma soprattutto, come mi succede ancora oggi, sono rimasto ammaliato dal titolo, che ritengo un aspetto fondamentale per attirare un lettore verso un'opera.

In questo caso il titolo nasconde una varietà infinita di interpretazioni e letture, anche le più strane, ognuna delle quali si ricollega, in qualche modo, alla trama del romanzo. Il rosso è il sangue, la passione, la rivoluzione francese, la carriera militare. Il nero è morte, tragedia, è la restaurazione dopo la rivoluzione francese, è il colore degli abiti dei preti. 

E' un romanzo realistico che prende spunto da un fatto realmente accaduto ed ha il pregio di riuscire a rappresentare in maniera diretta tutto quello che era la Francia in quel periodo: la politica, il peso della Chiesa, i lati oscuri dell'animo umano (aspetto ben approfondito e talmente ben rappresentato che in certi tratti quasi disturba...), i rapporti tra le classi sociali. La psicologia dell'essere umano è resa perfettamente, tanto da sembrare un romanzo psicologico.

Bisognerebbe trovare il modo di renderlo appetibile anche per gli studenti...
Aphex Twin - Come to daddy


mercoledì 11 dicembre 2013

X

15 - Generazione X (Douglas Coupland)


Adoro Palahniuk. Ho apprezzato l'Irvine Welsh di Trainspotting ed anche Bret Easton Ellis. Ma Coupland, con questo libro, è quello che ha fatto da padre a tutti. Coupland è semplicemente arrivato prima.

Ha coniato un termine che, dal 1991 in avanti, serve a definire tutti quelli che sono nati tra il 1960 ed il 1980. Esplora, con ambientazioni tutt'altro che entusiasmanti, la pochezza morale, l'assenza di valori di tutta una generazione.

Il libro è oltretutto strutturato in un modo più unico che raro, con abbondanti note, schizzi e glossari sparsi qua e là che completano la trama e sono indissolubili dal resto del testo:

  • APATIA DA GLORIA: Particolare attitudine mentale che si fonda sul presupposto dell'inutilità di qualsiasi azione umana a meno che l'intraprenderla non porti a diventare famosi. L'Apatia da Gloria è spesso confusa con la pigrizia, ma ha radici molto più profonde.

Ci sono repentini cambi di scena e situazioni che mutano anche senza precisi schemi logici, seguendo uno schema che è più prossimo alla narrazione in video che su carta. Nonostante tutto la lettura è fluida e il messaggio arriva forte e chiaro, grazie anche al bombardamento di definizioni a margine. Per quello che scrive, per come lo scrive, per quando lo ha scritto, un libro che segna una generazione, in maniera forse fin troppo pessimistica, ma che almeno aiuta a riflettere.

The Who - My generation

martedì 10 dicembre 2013

Kathmandu senza ritorno

16 - Flash. Kathmandu il grande viaggio (Charles Duchaussois)

Questo è un libro strano. Strano al punto che l'ho affrontato 3 volte prima di riuscire a leggerlo tutto e apprezzarlo a pieno. 
Non è una lettura semplice, nonostante sia ben scritto e nient'affatto noioso. Si tratta inoltre di una autobiografia della vita dell'autore, morto prematuramente nel 1991. 
Quello che colpisce, insieme alle avventure narrate è il tema, inserito nel contesto storico cui si riferiscono i fatti. La droga permea ogni pagina di questo romanzo che si svolge nel pieno "dell'effervescenza hippie" (cit. Wikipedia) e attraversa tutto il medio oriente fino ad arrivare a Kathmandu con ogni mezzo di locomozione immaginabile.

Quello che affascina, oltre alla narrazione di un fenomeno di "costume" come il movimento hippie, è lo spaccato reale quanto particolareggiato della vita, di luoghi così diversi dal nostro, soprattutto relativamente all'epoca in cui sono rappresentati. 

E se chi legge è stato a Marsiglia, Beirut, Istanbul, Baghdad o, soprattutto Kathmandu, non può che rimanere stregato da queste pagine. Probabilmente questo romanzo è qui dentro perchè io sono stato in Nepal, per quanto mi è piaciuto e perchè riesco meglio ad immaginare certi luoghi, anche con un salto temporale di circa 50 anni.
Ma del resto, non siamo qui a cercare di capire il perché, la classifica è personale, quindi quest'aspetto è del tutto rilevante...
Giuda - Number 10

lunedì 9 dicembre 2013

Le Provocateur

17 - Piattaforma nel centro del mondo (Michel Houellebecq)

Vivere senza leggere è pericoloso, ci si deve accontentare della vita, e questo comporta notevoli rischi.

Sono anni che non leggo Houellebecq, probabilmente per "colpa" dei suoi ultimi lavori, decisamente inferiori rispetto a quelle opere letterarie con cui si è fatto conoscere al mondo. Ho scelto Piattaforma, piuttosto che le particelle elementari, perchè all'interno c'è la stessa parabola che, dal mio punto di vista, MH ha avuto in questi anni. 

Inutile stare a raccontarvi i tratti della trama, li trovate su un qualunque sito di libri online, quello che mi sembra interessante è fare luce su alcuni aspetti dello scrittore che, a partire dal 1999 almeno fino al 2003, ha prodotto romanzi folgoranti, riuscendo ad essere al tempo stesso provocatore ma anche conservatore, come in parte fa capire la citazione in alto. 

Mio padre è morto un anno fa. Io non credo alla teoria secondo cui si diventa veramente adulti solo alla morte di genitori; veramente adulti non lo si diventa mai.

Questa seconda citazione di Piattaforma invece, che rappresenta anche l'incipit del libro, sembrerebbe aprire la strada a qualcosa di completamente diverso. Sembra che MH prenda il racconto come un gioco, anche se si tratta di temi tutt'altro che semplici, leggeri e adatti ad una trattazione immatura. Ma è proprio questo che rendeva unica la sua scrittura (e che in parte ha perso), l'idea di riuscire a rendere tutto ed il suo contrario all'interno di un unico contenitore, cambiando completamente il tono della trattazione senza alcun preavviso.

Quattro libri da cui vi sentirete rapiti (Piattaforma è forse l'ultimo..) e avrete voglia di leggerli uno di seguito all'altro, nonostante sia francese...

La Sintesi - Stare Fuori

domenica 8 dicembre 2013

In dust we trust

18 - Chiedi alla polvere (John Fante)

Ci sono arrivato tardi a Fante, lo confesso. Come molti adolescenti appassionati di letteratura ho divorato tutto il Bukowski esistente al mondo, narrativa e poesie e solo dopo un bel po', incuriosito dal suo continuo citare questo figlio di emigrati italiani come il suo Dio, ho deciso di leggere anche Fante.

Ho capito perchè Bukowski lo idolatrava tanto.
Fante è stato l'ispiratore di ogni vicenda e peripezia vissuta da "Chinaski", solo che arrivava decenni in anticipo. Lo sfondo, nella California della Grande Depressione, è quel mondo di povertà ed espedienti in cui si cerca di trovare la propria strada, annaspando tra un negozio di liquori, un amore difficile e la difficoltà legata alle classi sociali. 
Nei suoi libri (ma in questo specialmente) non manca nulla di tutto questo: la difficoltà di conciliare la vita di ogni giorno con i sogni e le aspettative di una vita migliore. 
Non c'è molto bisogno di immaginazione per Fante, Arturo Bandini, il protagonista, è semplicemente il suo alter-ego e vive una vita non troppo diversa da quella che tocca a lui da quando dopo un'adolescenza turbolenta in Colorado si trasferisce a Los Angeles.
Come già per Mc Inerney (vedi il post di ieri) anche in Fante ho apprezzato la rottura di cui ha saputo essere artefice rispetto a quello che era la scrittura in quel momento. 
E poi, un filo di patriottismo, dopotutto, praticamente è italiano...
Interpol - Evil

sabato 7 dicembre 2013

I wanna be a part of it

19 - Le mille luci di New York (Jay Mc Inerney)

Non sono mai stato a New York e me ne vergogno un po'. Sempre che non si considerino validi i pit stop in aeroporto prima di prendere un altro volo. 
E' probabilmente per questo motivo che mi sono affezionato a questo libro, così minimalista, crudo e innovativo, se uno pensa a quando è stato scritto (1984).
E' la storia di un giovane la cui vita va lentamente ed inesorabilmente a rotoli e che si lascia trascinare nel vortice della tossicodipendenza da cocaina nella grande mela. La crudezza con cui parla di certe situazioni e condizioni umane, lo stile del tutto particolare di scrittura in seconda persona (in tutto il libro non viene mai menzionato il nome del protagonista) hanno fatto si che McInerney venisse considerato il capostipite di tutta una serie di altri scrittori che da lui in avanti sono proliferati.
E' questo uno dei motivi per cui qui dentro ci sta lui e non Bret Easton Ellis o altri, arrivati un po' di anni dopo.
Una bella storia, un brillante modo di raccontarla, un finale molto american-style ma che in questo caso dà senso a tutto il lavoro e la voglia di visitare una città così ben descritta che quasi quasi ti sembra di esserci già stato.
Ha scritto alcuni altri bei libri ma secondo me questo vince per distacco (ed era l'opera di esordio...).
Guastatevelo, oltretutto si legge in un attimo...
Moby - Porcelain

venerdì 6 dicembre 2013

- Il tempo è un bastardo -

Cominciamo oggi con la classifica dei libri. Non vuole essere niente di assoluto, solo qualcosa di personale da condividere, figlio in parte anche degli umori del periodo...ecco qua.

20 - Il tempo è un bastardo (Jennifer Egan)

E' il libro che sto attualmente leggendo, frutto di una scoperta completamente casuale su Amazon, attirato come sono sempre dalla particolarità dei titoli. Si tratta del vincitore del premio Pulitzer 2011, un premio vero, senza giochi di editoria o spintarelle varie, al punto che nel 2012 non è stato assegnato, nonostante tra i finalisti ci fossero libri del calibro de "Il re pallido" di DFW.

Come si addice ad ogni vincitore del Pulitzer, parla sostanzialmente di vita americana, ma quello che sorprende è il modo in cui ne parla. 
La scrittura ti incalza fin dall'inizio e il fatto di separare il libro in capitoli che sono racconti indipendenti tra loro ma collegati da una figura presa dal racconto precedente rende piacevole la lettura anche quando, dopo un po' di pagine, potreste essere appesantiti dalla storia. Ovviamente c'è molto di più.
Ho deciso di inserirlo nella classifica (all' "ultimo" posto) anche se non l'ho finito per l'impressione che mi ha suscitato la scrittura e quest'idea del tutto innovativa. 
Sono fermamente convinto che, al di là della storia, della scrittura etc etc in un libro conti tantissimo la fine che può elevarlo o seppellirlo, nonostante questo ho come la sensazione che il libro andrà a crescere e la fine non sarà deludente come molti altri libri letti.

Il fatto è che la scrittura mette in luce la vita comune americana, senza filtri o distinzioni: ragazzi, adulti affermati, situazioni al limite.. in nessun caso si avverte il senso di falso, sembra che l'autrice abbia veramente vissuto ogni esperienza e la riporti per come è, rendendo un credibilissimo spaccato di vita americana.
Spero di non pentirmene Jennifer Egan, ma per me il numero 20 te lo meriti tutto.

Franco Battiato & Antony and the Johnsons - Del suo veloce volo 

giovedì 5 dicembre 2013

20 Piccoli Indiani

Ok, è il momento di cominciare.
In un freddo ed assolato giovedì pomeriggio comincia questa nuova fase del blog, quella dedicata ad una delle fissazioni che mi trascino dietro da quando sono piccolo: LE CLASSIFICHE.

Ho sempre avuto questa passione nello stilare dei lunghi (??) elenchi con ordini crescenti o decrescenti di importanza, praticamente di ogni cosa, come a voler affermare il mio punto di vista su quello che mi circondava, fossero canzoni, album, film, artisti, opere letterarie, donne, luoghi e tutto quello che mi veniva in mente di volta in volta.

Questo blog è cominciato con l'intento di mettermi "a nudo" ed esprimere concetti o emozioni che non sempre trovano spazio altrove. Proprio per questo motivo, questa svolta con una serie di classifiche su argomenti più disparati è l'occasione di fare un altro passo oltre che di condividere il mio punto di vista con quello di chi legge. Infine, perchè no, fornire spunti di approfondimento interessanti per chi ne ha voglia.
E allora cominciamo dai libri, visto che sono un appassionato e iper-selettivo lettore.
Ho messo in fila 20 opere letterarie, decidendo inderogabilmente di non citare più di un autore in classifica (avrei rischiato di mettercene solo 3-4 sennò). Non più di un libro per ogni autore citato, posizioni accuratamente studiate e, ogni giorno, una nuova posizione, con qualche breve parola sul romanzo in oggetto. 
Mai la trama però, quella la dovete fare vostra da soli. Sempre se non l'avete già fatto...
A domani...
Roberto Cacciapaglia - Fiamme