venerdì 28 novembre 2014

Neologismi

Visti i 100 post, visto il periodo, visti i cambiamenti ho voglia di cominciare qualcosa di nuovo, un personalissimo calendario dell'avvento che inizierà lunedì e giornalmente, come ogni calendario che si rispetti, ci accompagnerà fino a Natale, quando vi saluterò per un paio di settimane e andrò a farmi S.Silvestro in estremo oriente.
Nessun tema, nessuno spunto precostituito, solo la libertà di scrivere d'impulso e l'impegno di farlo giorno dopo giorno, con una piccola differenza. Per questi 25 gg, soltanto per questi, chiuderò il post con un pezzettino di un film che mi piace, che mi ha trasmesso qualcosa, che voglio farvi vedere...
Nessuna classifica, nessuna voglia di metterli in fila, li metterò giorno dopo giorno solo per il gusto di condividere e magari stimolare una riflessione o aprire una finestra un pochino più ampia su quello che mi piace e, spero, possa piacere anche a voi.

Aggiungo solo una brevissima riflessione su un termine che ho ascoltato ieri durante il telegiornale, in seguito ad uno dei tanti fatti di cronaca che la provincia italiana ultimamente ci offre. 
La giornalista parlava ripetutamente e convintamente di FEMMINICIDIO.
Capisco benissimo che sono giorni in cui la violenza sulle donne è un tema che crea molta attenzione. Capisco anche che renda benissimo l'idea, ma questa mania di creare neologismi quando non ce n'è assolutamente il bisogno mi sembra assurda. La lingua italiana è talmente bella e varia che ti permette qualunque volo pindarico, grazie alle sue connessioni con il latino e con il greco classico. E così esistono parole come uxoricidio, fratricidio, che sono assolutamente specifiche di una situazione e permettono di spiegare la situazione in un vocabolo semplice, accorciando periodi ed evitando inutili incomprensioni. 
Ma i termini esistono dove c'è una mera necessità. 
Dove ne esiste il bisogno.
In quei rari casi in cui, per il progredire dei tempi o altri motivi, non esista un termine appropriato, posso capire l'uso del neologismo, posso anche capire l'adattamento di una parola di una lingua straniera. 
Ma non è certo questo il caso.
Cominciare la frase con "La donna vittima di omicidio..." ha già risolto ogni ambiguità soprattutto perchè il neologismo pone l'accento su una differenza di genere che, IN CERTI CASI, non è l'aspetto principale del fatto di cronaca. Anzi, a volte non c'entra proprio niente. 
Un omicidio coinvolge una persona, a prescindere dal suo sesso, che perde la vita. 
Questo dovrebbe essere il fulcro di ogni discussione, non c'è bisogno di parlare di uomini e donne. 
Spesso siamo solamente persone.

INXS - Never Tear Us Apart

mercoledì 12 novembre 2014

100...e il Camino de la Muerte!

E' il numero 100. Un numero importante, simbolico, da tenere in considerazione.
Per il post numero 100 sarà bene avere qualcosa da dire e non riempire soltanto gli spazi bianchi che lo schermo ti mette davanti.
Ho aperto questo blog con l'unico intento di scrivere di ciò di cui avevo voglia di scrivere, non doveva essere un blog tematico, non doveva avere pretese o elevarsi a bibbia in nessun campo. Soltanto il mio personalissimo e discutibile punto di vista, senza filtri. Il primo post l'ho scritto il 4 febbraio 2013, non mi ricordo nemmeno più con quali aspettative o intenzioni.

Non ricordo se avevo intenzione di farlo diventare qualcosa di grande o di diverso, ma so davvero che quello che ho fatto, ovvero mettere parte di me stesso in parole, a nudo, era uno dei motivi per cui ho cominciato.
C'era la concreta possibilità che tutto naufragasse, che rinunciassi o abbandonassi per poco tempo, scarsa voglia o chissà quale altro motivo.
In alcuni momenti so di esserci andato molto vicino e scrivere è stato uno sforzo notevole.
Dopo quasi due anni il blog è ancora qui, vivo più che mai, con caterve di progetti da realizzare, per molti dei quali so già che non avrò il tempo. Ma ci voglio provare visto che, purtroppo o per fortuna, qualcosa da dire, in tanti campi, ce l'ho ancora.

In questi due anni ne ho sentite di tutti i colori, dalla gente che non capisce perchè lo fai e ironizza (salvo poi aprirne uno proprio, in pompa magna), da quelli che ti suggeriscono di pubblicizzarlo su facebook e altri social network creando una propria pagina. Non ne ho semplicemente avuto voglia fino ad adesso e credo di aver fatto molto (per come ero partito) già con la semplice diffusione del link su whatsapp o in altro modo. Quando e se arriverà il momento in cui vorrò dargli una dimensione diversa, o magari vorrò semplicemente provare a condividere su larga scala, forse creerò una pagina. Per adesso rimane questa "finta" dimensione intima in cui mi trovo bene, una sorta di diario personale che poi diario non è vista la frequenza con cui scrivo.

Sto programmando i prossimi viaggi e avrei voglia di parlare anche di quelli, ma mi rendo conto che di travel blog è pieno il web, molti sicuramente più completi e credibili di quanto lo potrebbe mai essere il mio. Ho girato questo grande mondo ancora troppo poco per poter dire qualcosa in merito, quindi per questo, soltanto per questo, dovrà passare del tempo...anche se qualche spicciolo di informazione mi pare giusto che passi: e allora invece che col solito video musicale oggi voglio chiudere con un video che ho artigianalmente realizzato e montato (parecchio artigianalmente...) facendo una delle cose più divertenti che io abbia mai fatto, La Carretera de la Muerte in Mountain Bike, in Bolivia, nei pressi di La Paz; 64 km di strada, conosciuta come la strada più pericolosa al mondo, tutti in discesa pedalando senza tregua...se riuscite ad arrivare fino alla fine...buona visione!


El Camino de la Muerte!

martedì 4 novembre 2014

E' Partita, ma non torna.

Boia se era un pezzetto che non scrivevo. 

Il post di oggi è serio, non sono le solite cazzate ciniche e caustiche, non si tratta di prendere per il culo nessuno. Solo per oggi.

Oggi parlo, brevemente, di una situazione che colpisce molti in Italia e tra quei molti ci sono anche io.

Quando apri una partita iva sei pieno di speranze e della voglia di spaccare il mondo, di darti da fare, di lavorare facendo anche orari assurdi, ma con la libertà di prenderti ore, giorni off, se solo ne hai bisogno.
Lavorare come Libero professionista, a partita iva, un tempo era motivo di vanto, qualcosa visto come un punto di arrivo, una persona che ha fortemente cercato e trovato la sua via.

Era.
Fu.

Adesso lavorare a partita iva è semplicemente un modo per dire che lavori, praticamente senza orario, con uno stipendio che sarebbe normale (e dico normale non buono...) se fossi dipendente, ma così tolte tasse commercialisti e previdenza ti rimangono giusto 3 spiccioli e magari hai anche studiato una vita per arrivare a sto punto. 
Adesso lavori, ma la famosa libertà non esiste perchè sei un dipendente senza le tutele del dipendente, sei un lavoratore, sei un operaio ma per tutti sei uno che fa la bella vita, perché "si sa, i professionisti guadagnano tanto". Forse una volta, forse quelli che hanno già una struttura e una clientela, ma un povero disgraziato qui manco a sgomitare riesce a crearsi qualcosa di lontanamente paragonabile (e parlo del mio settore e basta, ovviamente). 

E la cosa che mi fa incazzare come una bestia è che qui si perde tempo a parlare di art. 18, di carenza di tutele per i lavoratori etc etc. 
I sindacati scendono in piazza, sono sul piede di guerra, ma alle partite iva chi ci pensa? E' ampiamente risaputo che in Italia sia un andazzo generalizzato questo eppure nessuno ci mette mano, nessuno ti offre una tutela o una via d'uscita, anzi, la situazione se vuoi peggiora di giorno in giorno, tutto sprofonda e non cambia niente.
Poi ti devi anche sentir dire che "per aver fatto due fogli sto prezzo?". Come se responsabilità, firme e tutto il resto non contassero niente, come se non ci fossero quelli su Groupon che sviliscono le professioni svendendosi per attirare più gente, che tanto il guadagno ce lo fai uguale.

Poi non mi dite che non ce la devo avere col sindacato. 

R.E.M. - Orange Crush