venerdì 28 febbraio 2014

CONDIZIONALI

Ci vorrebbe di nuovo la pubblicità di Marino Groovy, del Carnicelli e di Rotowash.
Ci vorrebbe una giornata in cui magari piove anche, ma con il sole.
Ci vorrebbe un concerto. Un concerto vero, di quelli in cui sudi, o canti, o balli tutto il tempo, e a volte chiudi anche gli occhi.
Ci vorrebbe di prendere un aereo senza prenotare, arrivare in aeroporto in taxi, osservare i banchi del check-in e mettersi in fila per la destinazione che ci sembra più affascinante.
Ci vorrebbero meno imbranati per strada, soprattutto quando piove, magari per metterci meno di una vita ad arrivare in ufficio.
Ci vorrebbe pazienza e tolleranza, un po' in ogni ambito; anche se sono convinto che la tolleranza sia sopravvalutata e la pazienza sottovalutata.
Ci vorrebbe un libro di David Foster Wallace da cominciare, senza altri impegni né assilli di orario. Solo pagine e inchiostro.
Ci vorrebbe un piatto di bucatini all'amatriciana, con una bella caduta di pecorino romano a guarnire.
Ci vorrebbe una giustizia giusta e con tempi "normali", che non faccia perdere la speranza anche a chi ci crede fermamente.
Ci vorrebbe una vincita al superenalotto. Solo che per vincere bisognerebbe giocare prima.
Ci vorrebbe una giornata al mare, col sole in cielo e un po' di vento ad increspare l'acqua, visto da una spiaggia deserta per l'inverno.
Ci vorrebbe un film di Woody Allen, dei primi, così incredibilmente perfetti e divertenti. Uno come Zelig, ad esempio.
Ci vorrebbe un bambino che ti attraversa la strada tornando da scuola giocando e discutendo con l'amico di turno. La tua vita e la sua si incrociano e poi si allontanano di nuovo.
Ci vorrebbe un bel trekking nel bosco, con qualunque condizione metereologica, nel silenzio spezzato solo dai passi e dai suoni degli animali.
Ci vorrebbe un vodka martini, agitato, non mescolato, per rompere un venerdì pomeriggio di lavoro.
Ci vorrebbero 20' in sauna, di quelli che ti fanno soffrire come un cane, ma quando esci sei nuovo di zecca.
Ci vorrebbe qualcuno che risolleva davvero le sorti di questo paese bistrattato, senza interessi di parte, solo per amore del posto in cui vive, della lingua che parla.
Ci vorrebbe un vigile urbano che ti sta per fare una multa, ma appena ti vede arrivare di corsa fa un sorriso e fa finta di niente. O magari ce ne vorrebbe un altro, che quando sei di corsa e ti hanno bloccato la macchina compare magicamente a farti giustizia.
Ci vorrebbe una morositas alla liquirizia. Va bene anche se si attacca ai denti.
Ci vorrebbe una nuova serie di Breaking Bad. Ma forse va bene anche così.
Ci vorrebbe un bambino in più che esce dal Meyer guarito, ogni giorno.
Ci vorrebbe un anziano in più che non finisce di campare in una triste RSA, senza nessuno che lo vada a trovare per settimane.
Ci vorrebbe di avere la spina dorsale un po' più dritta, quasi sempre nella vita.

Ci vorrebbero meno verbi al condizionale.

Pearl Jam - Wishlist

venerdì 14 febbraio 2014

Partire

Ho appena finito la classifica, ma mi scappa di scrivere. Quello che succede intorno, affatto vicino alla nostra vita di ogni giorno, ma al tempo stesso parte fondamentale della nostra esistenza, mi "obbliga" a scrivere.
Un post che stavolta sa di urlo.
Un urlo che significa talmente tante cose che faccio anche fatica a identificarle.
Significa rabbia, certo.
Ma significa anche senso di impotenza.
Significa disgusto.
E significa anche vergogna.

Tralasciamo l'aspetto ludico del SUPEROSPITE della serata finale di Sanremo: Ligabue. Non ho mai nascosto di guardare, qualche volta Sanremo per la curiosità di ascoltare, magari, qualcosa di nuovo. Da anni non lo guardo più. Vedere un festival che ha avuto tra gli ospiti i Queen, Bono e The Edge, gli Smiths, Bowie, i Depeche Mode, Paul Mc Cartney, Madonna e tantissimi altri che ora si riduce a Ligabue. 
Credo ci sia poco altro da aggiungere.

Ma chi se ne frega di Sanremo alla fine. C'è molto di peggio. 
Purtroppo è vero, c'è molto di peggio.

In questi giorni torna fuori prepotentemente la vicenda marò e come ogni volta mi incazzo come una bestia per come lo stato italiano sta gestendo questa incresciosa situazione. Io a pensare a questa cosa vado via di cervello: DUE ITALIANI TRATTENUTI IN INDIA DA DUE ANNI SENZA LO STRACCIO DI UNA INCRIMINAZIONE
Con l'India che temporeggia rimandando di continuo, il nostro governo (quello del momento, visto quanti ne sono passati) che assiste impotente nonostante tutte le dichiarazioni di facciata e, adesso, l'ultima beffa: l'ONU, quella organizzazione tanto potente quanto inutile, che dichiara trattarsi di una questione tra due stati.
Ma se l'ONU non interviene in questi casi quando mai potrà mettere bocca su qualcosa. Poi sento parlare di togliere i fondi alle missioni antipirateria: MI PARREBBE IL MINIMO.
E la Bonino che fa l'indignata mentre riferisce in parlamento. Devi ribaltare il tavolo all'ONU, nei colloqui col governo indiano e con tutti gli altri politici europei, che dichiarano solidarietà a parole ma nei fatti ci lasciano soli.
Smetto di parlarne che mi va il sangue al cervello....me ne va troppo.

Poi penso al nuovo governo che domani DOVREBBE vedere la luce (è comunque questione di ore).
Penso alle parole di Renzi che qualche giorno fa diceva che senza elezioni non andava al governo.
Penso che gli ultimi 3, dico 3, governi non sono stati eletti dal popolo italiano (vado a memoria, magari sbaglio, in ogni caso non mi pare un dettaglio di poco conto).
Penso a Napolitano che dice che andare alle urne è fuori discussione (mai visto così fermo e deciso da quando siede su quella poltrona, lui, così fedele alla costituzione).
Penso a tutte queste cose e mi incazzo come una bestia da capo, senza soluzione di continuità.
Ma possibile che a nessuno sia passato per l'anticamera del cervello che questo popolo di votanti, già pesantemente provato da anni di malaffare in politica, si sente preso in giro, defraudato dell'unica parvenza di arma che gli era rimasta in mano, quell'arma che molti si erano già stancati di usare, il voto?
Nessuno si rende conto che questo modo di fare politica non fa altro che rinfoltire il seguito dell'antipolitica, con tutto ciò che si porta dietro?
Renzi avrebbe probabilmente vinto le elezioni, questo credo lo sapessero tutti (ed è il motivo per cui sono tutti d'accordo per fare sto governo truffa). Si può discutere all'infinito sull'opportunità o meno di andare al voto adesso, senza una legge elettorale, in questa particolare situazione del paese (e volutamente non voglio entrare nel merito, non ne ho nemmeno le competenze a onor del vero), ma anche nel caso in cui il voto non sia una soluzione percorribile si fa andare avanti Letta (con un rimpasto o qualunque altra diavoleria vogliate trovare). 
Perchè non c'è altra alternativa se si vuole mantenere un briciolo di credibilità nei confronti della gente, almeno di quella che ragiona col proprio cervello, comunque la pensi, senza essere schiavi di logiche di partito.
Annientato, Incazzato, Disgustato.
Poi stasera la mazzata finale.
Leggo che è partito il totoministri e, DULCIS IN FUNDO, parlano dei candidati alla carica di Ministro della Cultura. Il principale indiziato è un nome che non ricordo (lo confesso), ma parlano di forte candidatura di...

ALESSANDRO BARICCO.

Alla cultura.

ALLA CULTURA.

Così si mette in mostra anche lì.

Vabbè, potevate dirlo prima che c'era da comprare un volo sola andata per l'isola di Pasqua.

Kings of Leon - Closer

mercoledì 12 febbraio 2014

You, Too.

1 - U2 - Achtung Baby

Siamo arrivati in cima. Quando ho pensato questa classifica, stranamente, avevo un solo punto fermo, una sola posizione che sapevo era indiscutibile, ed era questa.

Da anni ripeto che questo è in assoluto il disco che più di tutti ha cambiato il mio modo di ascoltare musica, influenzando i miei gusti attuali, anche al di là dell'importanza sul momento.
Adoro gli U2 da sempre e, come tutti i loro fan, sono un accanito ascoltatore di tutti i loro album. Boy, War, October, Unforgettable Fire, Joshua Tree sono tutte produzioni memorabili, l'ultima in particolar modo, ma nessuna ha avuto su di me l'impatto di Achtung Baby.



La forza di questo album è stata nel coraggio del cambiamento: 4 anni dopo il loro disco di maggior successo, con brani entrati di diritto nella storia degli U2 e della musica intera, la band irlandese decide di sterzare fortemente e cambiare del tutto il proprio modo di fare musica, introducendo l'elettronica grazie al contributo fondamentale di Brian Eno.
Ad oggi la portata di questo cambio è "sottovalutata" dal successo che l'album ha avuto, ma discograficamente poteva essere un suicidio per un gruppo che si era appena consacrato. 
Non riesco a trovare niente di sbagliato in tutto il lavoro, ogni traccia è perfetta e messa al posto giusto. Per questo motivo, in questa posizione non troverete il Poggio e la Buca, perché credo davvero che sia praticamente impossibile fare di meglio, in ogni singola traccia...

Zoo Station è il manifesto programmatico dell'intero lavoro e fa capire che tutto quello che sapevamo sugli U2 doveva essere cancellato...

Even better than the real thing ti avvolge col suono della chitarra di The Edge in un riff inconfondibile che si lega perfettamente ad un video vorticoso ed ipnotico, poi arriva

One, talmente bella che al 300esimo ascolto vorresti ancora tornare indietro. Non credo ci sia molto da dire...

Until the end of the world, strettamente legata al film di Wenders ed a tutt'oggi una delle mie canzoni preferite in assoluto.

Who's gonna ride your wild horses, il divertissemente del disco, ad averne di giochi così...

So cruel, è in parallelo con One, non viene mai suonata ai concerti ed è forse il brano meno famoso del disco. Incomprensibilmente, perchè se non è bella come One, poco ci manca.

The fly, scelto come singolo di lancio rappresenta perfettamente tutto il lavoro, forse anche meglio di Zoo Station (qui Bono canta anche in falsetto...)

Mysterious Ways, un funk che funziona molto ai concerti, in cui la fa da padrone il basso di Adam Clayton.

Tryin' to throw your arms around the world, nell'economia del disco rappresenta una specie di pausa prima del finale, una sorta di oasi dove prendere fiato...

Ultraviolet (light my way), LA canzone d'amore dell'album. Se One e So cruel parlano di amori che finiscono, qui c'è solo positività e amore, a bracciate!

Acrobat, vale più o meno quanto detto per So cruel, parla della debolezza di Bono e a differenza della prima, non è MAI stata suonata dal vivo...

Love is blindness, struggente, per il tema trattato e per la chitarra di The Edge, al punto che spesso veniva usata per chiudere i concerti.

Potrei proseguire ore a parlare di U2, del loro primo concerto che vidi a Reggio Emilia nel 1997, eravamo in 146.000, di quanto, a intervalli sporadici abbia necessità di riascoltare tutto il disco (è stata questa elettronica ad avviarmi al trip hop...), ma non cambierebbe di una virgola tutto quello che mi appare quanto mai scontato: ad oggi, sono senza ombra di dubbio la più grande band vivente al mondo.

« Gli U2 sono probabilmente l'ultimo gruppo di cui la gente ricorderà il nome 
di tutti e quattro i componenti, davvero fantastici. » (Bruce Springsteen)

U2 - Even better than the real thing


martedì 11 febbraio 2014

In somebody else's sky

2 - Pearl Jam - Ten

Beh, cosa si deve dire sui Pearl Jam. Credo che la miglior definizione sia quella che mi fornì un amico, anni e anni fa, quando mi avvicinai al gruppo di Seattle dicendomi:

"Il mondo si divide in due categorie di persone: 
quelli che ascoltano i Pearl Jam e quelli che non li ascoltano"

Pochi altri gruppi sono capaci di  creare una tale dipendenza e fidelizzazione tra i propri fan, grazie anche alle attività extra-musicali di Eddie Vedder (nonchè alla sua produzione da solista).
L'album deve il proprio nome al cestista Mookie Blaylock che originariamente aveva dato il nome al gruppo.



Forse parte del loro successo è legato anche all'atteggiamento schivo, alla repulsione a tutto ciò che è inquadrato nell'industria musicale e diventa commerciale, fatto sta che i PJ rappresentarono l'emblema della rivoluzione grunge di Seattle, pur essendo notevolmente diversi sia dai Nirvana che dagli Alice in Chains.

Il loro è un rock puro, arrabbiato ed essenziale. Ricordo che in quegli anni uscì il film Singles, con Matt Dillon, cui i PJ parteciparono sia in video (erano i Citizen Dick, la band del protagonista...che andava forte soprattutto in Italia e in Belgio!) che nella colonna sonora, fornendo due brani bellissimi. Un film che mi piacque molto e si portò dietro la curiosità per i PJ

La passione è poi arrivata con calma, come succede spesso quando ascolti qualcosa di importante, non facile, che parli di temi come la depressione, solitudine ed il suicidio. Il timbro vocale di Vedder ha sicuramente aiutato a rendere unica ed inimitabile la storia del gruppo, tanto che l'uscita di ogni nuovo disco è salutata come un evento. Nel 2006 un sondaggio di USA Today li ha votati come la miglior rock band americana di tutti i tempi, qualcosa vorrà pur dire.

Ed in ogni caso, a noi italiani, certe dimostrazioni d'affetto hanno sempre fatto molto piacere:

Ho letto sui giornali di oggi che per i Pearl Jam l'Italia è come una seconda patria. 
Normalmente i giornali sbagliano, ma questa volta è vero. (E.V. - Verona, 16/09/2006)

Poggio: Black, forse la loro più bella, di cui si sono rifiutati di girare il video. Ma anche Jeremy e Even flow.

Buca: Garden, a occhio e croce...

Pearl Jam - Jeremy

lunedì 10 febbraio 2014

Minima Immoralia

3 - Franco Battiato - La voce del padrone

Quando si parla del maestro Franco Battiato mi soffermo sempre un attimo.
Credo che sia opportuno farlo anche in questo caso, visto e considerato che siamo arrivati sul podio.

Se avete seguito tutta la classifica avrete notato come la musica italiana sia presente in netta minoranza (anche se prende due tra le posizioni più importanti in assoluto). Questo non significa che non la ascolti, significa solo che Battiato ed i Bluvertigo hanno talmente monopolizzato il mio database musicale italiano che non rimane molto tempo e spazio per qualcosa di diverso. 



L'amore per la musica di Battiato è qualcosa di vecchio e nuovo al tempo stesso. Vecchio, perchè lo ascolto praticamente da sempre e nuovo perchè ognuno dei suoi dischi ha saputo, a modo suo, rinnovare la proposta musicale dandoti l'impressione di ascoltare qualcosa di nuovo ogni volta. E vale lo stesso ancora oggi. Quest'album rappresente un po' il simbolo del successo commerciale (e di critica) dell'artista siciliano, è stato il primo disco italiano a superare il milione di copie vendute. 

La cosa paradossale è che di tutta la sua produzione musicale, le canzoni famose presenti in questo lavoro sono in assoluto quelle che ascolto meno volentieri, forse perchè inflazionate, forse perchè le sanno tutti, forse perchè credo che Battiato lo si apprezzi molto meglio ascoltando brani diversi rispetto a quei tre, brani che, ad esempio, sono dentro questo stesso album. Il sentimiento nuevo, Gli uccelli e Summer on a solitary beach sono assolutamente capolavori, per la costruzione, i testi, i temi affrontati.
Una cosa che ho sempre pensato di FB è: avete mai ascoltato una qualunque canzone che contenga versi come "il senso del possesso che fu pre-alessandrino" o i "codici di geometria esistenziale" de Gli uccelli?
Nessuno mai, non solo in Italia, è riuscito a musicare certe parole, a renderle armoniose contornate dalle note. Riesce a rendere la musica colta appetibile al grande pubblico grazie anche al suo modo di fare e di porsi del tutto unico.
Uno dei suoi ultimi concerti cui ho avuto la fortuna di assistere lo ha interrotto nel bel mezzo di "Voglio vederti danzare" (mentre tra l'altro stava improvvisando un balletto che, non fosse stato lui, era da comiche...) per spiegare a TUTTO IL PUBBLICO, cosa significhi il ritmo 7/8.
Oltre a tutto questo, anche il merito di aver riscoperto bellissimi classici tornati con lui attuali (attraverso l'operazione Fleurs) e collaborazioni musicali straordinarie, come l'ultima con Anthony and the Johnsons.

In un concetto, la musica italiana è come è grazie a Franco Battiato. Vi assicuro che senza di lui sarebbe stato molto, ma molto peggio.

Poggio: Detto di Cuccurucucù, Il centro di gravità permanente e Bandiera bianca impossibili da non citare, mi sembra doveroso inserirci anche Il sentimiento nuevo, Summer on a solitary beach e Gli uccelli, ormai comunemente annoverate tra i suoi capolavori.

Buca: l'unica che veramente non mi ricordo affatto dell'album è Segnali di vita, non deve essermi parsa memorabile evidentemente...

Franco Battiato - Il sentimiento nuevo

domenica 9 febbraio 2014

Moving Up Slowly

4 - Massive Attack - Mezzanine

Questa è la mia musica.
Certo non è la sola, mi piacciono tanti altri suoni e artisti, mi piace la musica italiana ed il rock.
Ma quando ascolto l'elettronica sento che è proprio roba mia.
Mi muovo in macchina (o altrove, peggio, assai peggio...) come un matto, senza controllo.

Ho sempre adorato i M.A. più dei Chemical Brothers, più dei Portishead o altri gruppi a cavallo tra elettronica e trip-hop, probabilmente anche a causa di questo disco, in cui sono contenute delle perle assolute.



I suoni cupi del disco, le chitarre distorte e le varie collaborazioni segnano una svolta significativa nei suoni prodotti dal gruppo, che perde un membro (Mushroom) proprio a causa di queste divergenze artistiche.

Le tracce di questo album sono state utilizzate un numero infinito di volte come sigle di film, in colonne sonore, spot o altro, a cominciare dalla pietra miliare Teardrop (la sigla di Dr. House vi dice niente? Il suo video è già nella storia della musica, come uno dei più apprezzati) con la voce di Liz Fraser dei Cocteau Twins per passare a Angel, Risingson ed Inertia Creep in pellicole come The snatch, Matrix e nel videogioco Assassin's Creed.

Hanno solo una controindicazione. Per assistere per intero ad un loro concerto devi essere già andato, ma parecchio!

Poggio: Teardrop, l'unica non cupa del disco, ma anche Angel e Inertia Creep, di livello assoluto.

Buca: Exchange, mi pare non c'entri proprio nulla.

Massive Attack - Teardrop

sabato 8 febbraio 2014

Niente x Scontato

5 - Bluvertigo - Zero - ovvero la famosa nevicata dell'85


E' alla posizione numero 5, ma per quanto sono legato ai Bluvertigo ed a Morgan, poteva tranquillamente stare al primo posto. Ho visto Morgan in concerto 8 volte, purtroppo una sola volta i Bluvertigo tutti insieme. Ogni volta è stata una esperienza diversa dalle altre, motivo per cui vedrò i loro (suoi) concerti praticamente sempre.

Questo disco chiude la "trilogia chimica" del gruppo ed è sicuramente il lavoro più complesso dei tre. Contiene una cover di David Bowie (punto di riferimento imprescindibile del gruppo) e una collaborazione con Franco Battiato, che non ha mai nascosto l'apprezzamento per quello che Morgan e compagni stavano facendo.

Il mio avvicinamento ai B. parte da una cassettina (il buon vecchio nastro magnetico) ceduta da un amico di Metallo non Metallo. In quegli anni trovare rock che si sposava all'elettronica, utilizzando testi non banali e sonorità diverse era praticamente impossibile in Italia, a differenza di adesso dove ci sono molte più sperimentazioni e prodotti di ogni tipo e varietà.
Ascoltarli fu una vera sorpresa e riconosco non siano un gruppo che ti entra dentro al primo ascolto: alcuni passaggi devi assimilarli, ma poi non te ne stacchi più. A me hanno fatto questo effetto e ancora oggi mi ritrovo a citare pezzi di canzoni dei Bluvertigo nelle situazioni più disparate (ovviamente non mi capisce nessuno e mi prendono per matto...):


a volte diamo per scontato che il futuro vada conosciuto 
altre diamo per scontato che un colpevole andrebbe punito 
non si dà niente per scontato, non si dà niente 
mi capita difficilmente di arrivare alle risposte 
ho sempre avuto voti bassi nelle materie scientifiche 
però mi domandavo quale fosse il vero meccanismo 
della moltiplicazione e dell'elevamento a potenza 


Lo stesso mi accade con tanti altri loro pezzi (vedasi "Il mio mal di testa"). Insomma, vengono buoni per ogni occasione!



Ma al di là di certe considerazioni, l'impatto che hanno avuto sulla scena musicale italiana è stato fortissimo e la portata artistica delle due menti (Morgan e Andy) è testimoniata dal loro lavoro di oggi, Andy come pittore e Morgan come artista solista (spesso alla riscoperta di musicisti italiani del passato, come Piero Ciampi e Umberto Bindi).

Se non li avete mai ascoltati, è il momento di cominciare. Meglio tardi che mai.

Poggio: Niente X scontato, Forse, Sovrappensiero, Zero, ma soprattutto La Crisi, una delle mie preferite in assoluto.

Buca: Porno Muzik, mi rimane ancora oggi come un punto di domanda.

Bluvertigo - La crisi

venerdì 7 febbraio 2014

When the music's over

6 - The Doors - The Doors

Mi stavo facendo violenza mettendo un best of in questa posizione. Poi, ripercorrendo la lista degli album mi sono soffermato sul primo (del 1967) capendo che era giusto che ci finisse lui in classifica, viste le tracce che ci sono.

In una onesta valutazione di quello che questo gruppo ha rappresentato (e rappresenta ad oggi) per l'industria musicale si dovrebbe esulare dalla figura carismatica e controversa di Jim Morrison, che, complice anche la morte prematura, viene ancora adesso idolatrato e la sua tomba al cimitero del Père-Lachaise a Parigi è oggetto di veri e propri pellegrinaggi (soprattutto di italiani beceri).

Si dovrebbe.

L'uso del condizionale è obbligatorio perchè credo sia davvero complesso dire qualcosa dei Doors, della loro musica, dell'impatto che hanno avuto, senza soffermarsi sulla loro figura centrale, sul Re Lucertola, colui che ha incarnato in tutto e per tutto quello che erano i Doors.



Sono riusciti a fondere insieme blues, jazz e psichedelia (a vagoni!) con quello stile musicale particolare che anche chi non è appassionato li riconosce al primo ascolto. Sono riusciti a costruire una carriera senza avere un bassista (fu Manzarek a occuparsi delle parti basse con un piano bass che suonava contemporaneamente alla tastiera) dando alla luce capolavori assoluti.
Il numero di brani dei Doors passati alla storia e che tutti ricordano è davvero ampio. Ciò nonostante, come dicevo, la figura di Morrison ha prima fatto da enorme traino per il gruppo, salvo, in certi casi, metterlo un po' in secondo piano poi. Quello che dovrebbe essere chiaro è che le due cose non sono scindibili, non sarebbe esistito un Morrison musicista al di fuori dei Doors, e allo stesso tempo i Doors non sono la creatura di Morrison, ma una vera pietra miliare della storia musicale.

Huxley, Sofocle, Rimbaud, Nietzsche sono solo alcune delle influenze che trapelano dai loro testi, a volte complessi, a volte spudoratamente semplici. In un periodo in cui gli USA ed il mondo erano invasi dalla cultura hippy all'insegna del "Peace & Love" loro hanno aggredito gli ascoltatori e quelli che intervenivano ai concerti parlando di Sesso, Droga, Rivoluzione e Morte. Ed hanno avuto ragione nonostante tutto quello che avevano intorno.

Poggio: per forza, devo metterci Light my fire, The End e Break on through, famose, con pieno merito.

Buca: praticamente non ho ricordi di I looked at you e non mi pare nulla di fantascientifico la cover Back Door man.

The Doors - Light my fire

giovedì 6 febbraio 2014

Drowning Man

7 - Jeff Buckley - Grace

Nonostante non sia un album "da grande pubblico" ha riscosso un buon successo, forse anche a causa della prematura morte dell'artista, oltretutto avvenuta in circostanze tutt'ora poco chiare, con un annegamento nel Mississipi.

Ricordo che non conoscevo bene Jeff Buckley, ne avevo distrattamente sentito parlare in quel periodo in cui, lavorando in una radio pratese, cercavo musica nuova e diversa da passare durante le mie ore di programmazione settimanale. Avevo più o meno carta bianca sui contenuti e potevo permettermi di attraversare ogni genere o epoca musicale, come piace a me.
Un "collega" estrasse dalla collezione di cd della radio questo capolavoro e mi disse di ascoltarlo attentamente che non me ne sarei pentito.

Aveva ragione.

Un disco che risulta anche difficile da commentare e valutare tanto è diverso da tutto quello che aveva intorno in quel periodo, ma anche da quello che viene dopo. Un disco che DEVE piacerti anche se ascolti musica completamente diversa, perchè il modo con cui Jeff Buckley distorce le canzoni utilizzando la sua voce, capace di essere sommessa per poi arrivare a picchi insospettabili, conferendo ad alcuni brani addirittura una dimensione spirituale e mistica. 
All'interno si trova Hallelujah, un pezzo scritto in origine da Leonard Cohen e già cantato da molti altri, ma elevatosi al ruolo di simbolo solo dopo l'interpretazione di Buckley.
La molla di tutto il lavoro è il rapporto controverso di Buckley con la compagna, l'attrice Rebecca Moore, cui ha dedicato numerosi brani presenti nel disco ed anche altri che poi ne sono rimasti fuori. 



Per le influenze che ha avuto su chi lo ha seguito e per la forza della voce è sicuramente uno tra i dischi più importanti degli ultimi 30 anni e chissà cosa ci avrebbe ancora regalato JB se il Mississipi non se lo fosse portato via. Dobbiamo purtroppo accontentarci di questo lavoro e capire che, se qualcosa dopo di esso ci ha intrigato in tanti altri artisti, un pizzico di influenza dipende anche da questo. 

Se c'è una cosa che fa capire quanto un artista abbia veramente un posto di diritto nella storia della musica, credo che questo sia il parere dei suoi colleghi, che in proposito si sono espressi in maniera inequivocabile. Robert Plant, Bob Dylan, Damien Rice, sono solo alcuni che hanno speso parole entusiastiche per la sua opera, fino a questa, emblematica, frase di Bono:

« Jeff Buckley era una goccia pura in un oceano di rumore»

Poggio: Last goodbye, struggente ed incalzante e Hallelujah, per l'interpretazione straordinaria.

Buca: So real, per gusto strettamente personale.

Jeff Buckley - Last goodbye

mercoledì 5 febbraio 2014

Fino a qui tutto bene

8 - Roberto Angelini - La vista concessa

Questa ottava posizione mi sta molto a cuore. Avrei anche voluto spostare questo album più in alto, ma ho dovuto compilare la classifica con onestà e quindi è finita qui.
Roberto Angelini lo conoscono in pochi e quei pochi che se lo ricordano magari avranno in mente un suo vecchio successo, Gattomatto, programmato in radio a tal punto da farlo diventare insopportabile.
Ho portato un po' di gente ai suoi concerti e cercato di spiegare la sua musica a molti altri, cercando di far capire che Gattomatto non c'entra niente con la musica di Roberto Angelini. E' un divertissement e niente più.
Purtroppo, come spesso accade, un brano con poche pretese, ma facilmente orecchiabile finisce in classifica e viene canticchiato dai più, mentre album interi meritevoli di grande successo passano praticamente sotto silenzio.

La vista concessa è uscito all'inizio del 2009, in punta di piedi, preceduto dal primo singolo, Vulcano. E' stato l'ascolto di questo primo singolo che mi aveva già convinto. Io, che conoscevo e ascoltavo già Angelini, sono stato conquistato dai primi versi di Vulcano:

Tu mi vedi sorridente 
pensi che sia felice 
ma non hai capito niente 
tu mi guardi in superfice. 
Se potessi dare voce alla mia anima 
scapperesti lontano 
come si fugge rapidi alle prime grida 
di un vulcano. 

Al primo ascolto seppi che il disco mi sarebbe piaciuto. Il modo sapiente di suonare la chitarra e, in alcuni casi, di unire elettronica o di lasciare i brani uscire quasi acustici non tradirono le aspettative e ne è uscito un lavoro davvero straordinario. I brani degni di attenzione si sprecano (farò fatica a trovare sia il poggio che la buca...) e si capisce subito come Gattomatto sia solo uno sbiadito ricordo, mentre l'influenza di Nick Drake è devastante (l'album tributo al grande artista inglese è infatti di 4 anni prima).



Ho avuto il piacere di vedere dal vivo (e conoscere) Roberto Angelini e anche i suoi concerti, per ovvi motivi molto intimi, sono qualcosa di impagabile, sospesi a metà tra il regalo al suo fedele pubblico e la sperimentazione più assoluta. Le sue capacità di polistrumentista ne emergono in maniera esplicita e coinvolgente, rendendo ogni evento qualcosa di unico e diverso da tutti gli altri. Basti dire che aprì un concerto di Niccolò Fabi e alla fine del concerto la gente fuori comprava forse più il suo disco che non quello dell'amico/collega romano.

Angelini è molto appassionato di animazione in plastilina, tanto che per il video che posto di Fiorirari le ha realizzate lui stesso. 

Poggio: Vulcano ci finisce di diritto, Fiorirari e Benicio Del Toro, assurda quanto divertente!

Buca: Onestamente...mi piacciono tutte!

Roberto Angelini - Fiorirari

martedì 4 febbraio 2014

Buzzes like a fridge

9 - Radiohead - Ok computer

Siamo dentro ai 10, roba che ancora oggi ad ascoltarla, quando magari son passati anni, rischi un infarto fulminante.
Non sono mai stato e probabilmente non sono nemmeno oggi un fan sfegatato dei Radiohead e non li conosco nemmeno così bene.
Ma quando, nel 1997 (che anni...è uscita roba che adesso a ripensarci sarebbe da sclerare), uscì questo terzo album, non potevi fare a meno di ascoltarli. 

Quando è uscito Ok computer i Radiohead avevano già un buon successo di pubblico e critica e questo li aiutò a fare scelte commercialmente molto discutibili e che si ponevano in aperto contrasto con i modi dell'industria musicale. La prima scelta fu quella di Paranoid Android come primo singolo, della durata di 6'30", che venne di conseguenza trasmesso ben poco dalle radio. MTV riuscì comunque ad ampliare il successo del gruppo mettendo il brano in rotazione anche grazie alla forza del video. La bomba Radiohead era già deflagrata.
Proseguirono con Karma Police e poi con No surprises senza mai avere cali di popolarità o di valutazioni della critica. 



Oltre alla loro ricerca musicale, che non si è mai fermata (i dischi seguenti hanno inseguito suoni completamente nuovi, aprendo all'elettronica, alla classica etc etc, facendo loro anche perdere un buon numero di fan, visti i cambiamenti radicali) sono sempre stati eccezionali i testi che accompagnavano i brani, dedicati a temi assai scomodi e raramente affrontati nel mondo dell'industria musicale.
Il loro dissenso è culminato, nel 2007 con In rainbows, con la distribuzione delle tracce digitali col sistema "pay what you want" assolutamente mai provato prima.

Per la cronaca, il leader Thom Yorke ha dato alle stampe anche un disco solista di musica elettronica "The eraser" che non ho inserito in classifica solo perchè dovevo scegliere 20 posizioni...

Poggio: Paranoid android a mani basse, capolavoro assoluto. Ma una citazione la meritano anche Karma police e no surprises.

Buca: Fitter happier, ghost track di cui si faceva a meno...

Radiohead - Paranoid Android

lunedì 3 febbraio 2014

Black & White & Red

10 - The White Stripes - Elephant

Per quasi tutti loro sono quelli del "Po-po-po-po-po-pooooo" della vittoria italiana ai mondiali del 2006.
Per me quel CD è stato una rivelazione. Qualcosa di devastante che ho ascoltato a ripetizione molto prima che divenisse un successo mondiale. Lo ascoltavo in loop, senza curarmi di titoli o tracce che finivano. 



Un gruppo essenziale, Jack & Meg White, polistrumentisti e carismatici, che hanno per anni giocato sul loro enigmatico rapporto al di là della musica, suoni che riportavano all'essenzialità degli anni 70, con una commistione di rock, blues ed anche un po' di folk che nell'ultimo decennio nessuno aveva saputo riprodurre.
In tutto questo, una voce potente e riff indimenticabili sono riusciti a far scoppiare la whitestripesmania negli USA per un paio d'anni. 

« Non c'erano informazioni su di noi, ma c'era il bisogno di averne. L'unica cosa che i fottuti media non sopportano è non poter dissezionare qualcuno in modo che ogni minima parte della loro esistenza possa essere scritta come frase in un paragrafo. Quello che vogliono è -Jack White, 26 anni, ama le corse di cavalli e il soccer, è cresciuto al centro di Detroit e al momento è al top. Non sopporta il gelato al cioccolato-. Tutti vogliono lo scoop. No, non è quello che ti serve sapere, quello che devi sapere ha a che fare con la musica che creiamo. Potete parlare di quello che creiamo, quello che sono le canzoni, come le presentiamo nei live. Se stiamo facendo qualcosa di significativo, questo è ciò che vivrà per sempre, e perciò è l'unica cosa davvero importante. »

Ma nei loro lavori c'è stata tanta sostanza, prima ancora di riff convincenti, di trovate pubblicitarie o di video sapientemente studiati, attraverso il conflitto di colori bianco-rosso-nero, che li ha sempre affascinati.

Jack White rimane uno dei migliori chitarristi dell'ultima generazione rock e quello che colpisce definitivamente di questo lavoro è la semplicità e l'essenzialità dei singoli brani, da non confondere con la banalità. Proposte semplici ma azzeccate ed un rock senza fronzoli che ha catturato l'attenzione di pubblico ed esperti. 

Poggio: Seven nation army per forza, non solo per il successo che ha avuto. Ma direi anche The hardest button to button, che parla di bambini con una forza insospettabile... 

Buca: Dovendo scegliere un brano, I don't want to be the boy to warm your mother's earth.

The white stripes - Seven nation army

domenica 2 febbraio 2014

Era mancino, anche lui.

11 - David Bowie - The rise and fall of Ziggy Stardust and the spiders from Mars

Ho inserito quest'album come emblema della intera produzione musicale del duca bianco.
Non aver visto Bowie in concerto (visto che ora non ne fa più...) rimane una delle cose che mi dispiace di più non aver fatto, perchè, a differenza di molti altre pietre miliari della musica che per ragioni anagrafiche non avrei comunque potuto vedere, Bowie ha interrotto i suoi concerti dopo che avevo già cominciato a spendere stipendi per vedere gruppi e solisti...

Ho scelto questo lavoro perchè è un concept album in cui il duca ripercorre idealmente tutta quella che è la parabola di un artista, la sua ascesa (fulminea?) e la sua caduta, tanto più fragorosa quanto irrefrenabile è stata l'ascesa. Il tutto di fronte ad un mondo "sull'orlo dell'apocalisse" in cui l'unica speranza la si può riporre su di lui, Ziggy.



In quegli anni le figure di Ziggy Stardust e Bowie erano praticamente indistinte ed i giochi di capigliatura ed abbigliamento hanno contribuito non poco ad identificare l'artista col personaggio che ha creato, ma hanno molto aiutato anche la realizzazione commerciale del suo lavoro. In parte questa identificazione gli si è ritorta contro al punto che ha dovuto inscenare il ritiro di Ziggy durante un concerto a Londra nel 1973.
Anche in questo DB è stato un precursore, è riuscito a capire come e quanto valorizzare quello che faceva, in modo che avesse risonanza a livello mondiale.
Questo disco è stato il manifesto del glam rock, una frangia fatta molto più di atteggiamenti e abbigliamenti che non di contenuti, ma assolutamente significativa nella storia del rock in generale.
La grandezza di Bowie, in generale, è stata proprio lì, non si è mai identificato con un genere, con una corrente o un modo di fare musica: ogni disco non sapevi mai cosa aspettarsi, riusciva di volta in volta a reinventarsi con soluzioni diverse (per la verità non sempre convincenti, soprattutto negli ultimi anni). Ma la sua grandezza sta nella ricerca che non si ferma mai.

Poggio: Ziggy Stardust ovviamente, ma anche Starman, forse addirittura più nota al grande pubblico.

Buca: Soul Love, decisamente.
David Bowie - Ziggy Stardust

sabato 1 febbraio 2014

Just a little bit harder

12 - Janis Joplin - Pearl

Janis merita un discorso un po' diverso da tutti gli altri album/artisti presenti in questa classifica. 
In Janis Joplin non ti ci imbatti. 
Non la ascolti perchè i tuoi amici lo fanno, ammesso ce ne siano che la conoscano, non solo che la ascoltino. 
Non la ascolti perchè va di moda, perchè per la mia generazione non è mai andata di moda.
Non la ascolti nemmeno perchè è un passaggio generazionale che devi fare se sei appassionato di musica e vuoi capire quello che ti piace veramente.

Janis Joplin sta lì, ferma e quasi dimenticata, nonostante appartenga al famigerato "Club dei 27", nonostante sia il soul, nonostante sia stata inserita in ogni elenco dei più grandi performer di ogni epoca e degli artisti più importanti della storia della musica.
Non c'è stata riscoperta o momenti di fulgido successo per Janis (qui in Italia ovviamente), ma solo una passione costante che accomuna chi la conosce ed ascolta da tempo. 
Le sue performance sul palco le sono valse denunce, ma anche un nome nella storia, riusciva ad improvvisare e al tempo stesso ad essere una assoluta perfezionista. 
In quel breve lasso di tempo che è durata la sua vita è stata un simbolo per il movimento hippy e per le battaglie per i diritti civili, senza piegarsi mai, lei, da vera texana tutta d'un pezzo.



Quest'album era già pronto (fortunatamente) quando JJ venne trovata morta il 4 ottobre del 1971 e venne dato alle stampe circa 3 mesi dopo, raggiungendo subito il numero 1 in classifica dove rimase per circa 9 settimane.
Nel 2005 le è stato attribuito il Grammy Awards alla carriera.

Poggio: Me and Bobby McGee, Cry baby e Mercedes Benz sono perfette per capire cosa significa la musica di Janis Joplin. L'ultima, registrata a cappella è un regalo a chi ascolta.

Buca: in sole 10 canzoni c'è poco spazio per una buca, forse Trust me.

Janis Joplin - Cry baby